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Mattei, dal Patrizi, dal Bernetti e dai gesuiti, e lo costringesse a esitare e a non concedere, se non quando dalla paura del popolo tumultuante vi venisse spinto; e in secondo luogo come ragione avessero il popolo e gli agitatori del partito esagerato — userò il linguaggio del Pasolini — quando diffidavano non del Papa, ma de’ suoi ministri e dei prelati che lo attorniavano, i quali erano stolti e in malafede — è il conte Giuseppe Pasolini che lo afferma.

E come sempre era avvenuto per le precedenti riforme, cosi naturalmente avvenne - e naturalmente e inesorabilmente doveva avvenire - per questa dell’ammissione dei laici al ministero: essa non fu accordata se non dopo che l’8 febbraio, un tumulto fierissimo di popolo ebbe empito di spavento l’animo del Papa e dei reazionari.

Imperocchè, sparsasi la voce che il Consiglio dei ministri avesse respinta la proposta approvata dalla Consulta di Stato per gl’immediati provvedimenti di armamento1, gli spiriti eccitatissimi, per l’atteggiamento minaccioso dell’Austria, per gli armamenti del Piemonte e della Toscana, per i fatti luttuosi di Lombardia, per la costituzione accordata ai Napolitani e per l’insurrezione di Sicilia, proruppero in una generale agitazione e in pubblico fermento.

Si formavano per le vie e per le piazze capannelli di civici e di cittadini; si chiedevano e si davano novelle, si mormorava, si brontolava, si gridava al tradimento dei ministri di Pio IX, si tornava a parlare della necessità che i preti stessero in chiesa e lasciassero le cose dell’amministrazione ai laici. I capannelli ingrossavano, divenivano assembramenti in meno d’un ora, mentre un foglietto a stampa circolava tra la folla — un foglietto a stampa che fa inorridire, come un vero e proprio sacrilego attentato, l’ottimo Spada — nel quale, messe in luce la situazione pericolosa e le condizioni gravi del paese e quella malafede e stoltezza dei governanti — di cui pare fosse lecito parlare al conte

  1. Se quella voce avesse qualche consistenza non si è potuto mai nè sicuramente affermare, nè negare assolutamente. Che il Consiglio dei ministri, senza aver preso peranco alcuna deliberazione incorno alla proposta della Consulta di Stato per l’armamento si fosse, in genere, chiarito contrario ad essa lo affermarono allora taluni giornali e, dopo, parecchi storici; altri giornali, allora, e altri storici, poi, lo negarono.