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capitolo quinto 281

tivi delle precedenti amministrazioni, e si adoperava, per quanto le era consentito dal suo organismo, di sostituire quella rappresentanza popolare con poteri legislativi, che mancava nello Stato romano.

Ed è tanto vero che, in quella petizione del popolo romano, chiedevasi ciò che era giusto e ragionevole, e ciò che naturalmente a tutti consigliavano e suggerivano le condizioni dell’ambiente, che la Consulta di Stato, già da circa un mese, aveva impreso a studiare quella grave questione delle milizie e degli armamenti, e ne aveva affidato V esame speciale alla sezione IV, la quale, sopra un rapporto del conte di Campello, rapporto che metteva in rilievo rinsufl3cienza delle milizie e la deficienza degli ordinamenti militari dell’esercito pontificio, ritenendo urgente necessità il provvedere, presentò alla Consulta riunita, che la approvò, con venti voti contro tre, il 15 gennaio, cioè cinque giorni dopo la presentazione della petizione popolare, la seguente proposta:

«La Consulta di Stato, valendosi delle facoltà accordate dall’articolo 26 del motu-proprio, esprime il voto che il Governo chiami senza indugio alcuni ufficiali superiori, distinti per opere e per fama, a dirigere ed organizzare la truppa pontificia. Questi in pari tempo serviranno a coadiuvare la sezione IV della Consulta nella (ordinazione del piano militare che le è affidato, e che è urgentissimo condurre a termine »1.

E quale, infatti, più naturale, logico e spontaneo provvedimento doveva e poteva presentarsi al pensiero del popolo romano e della Consulta di Stato che quello di preparare capitani, armi ed armati dal momento che — è lo stesso Farini che lo scrive — «l’indipendenza della Toscana pareva minacciata, perchè in causa delle questioni territoriali con Modena per Fivizzano, con Parma per Pontremoli, si levavano rumori, si muovevano armati, ed Austria proteggeva — e sarebbe stata stolta a non proteggere, aggiungo io — i suoi famuli principeschi?

  1. L. C. Farini, op. cit., lib. II, cap. IX in fine. Cf. con la Pallade del 17 e del 18 gennaio, n. 144 e 145; col Contemporaneo del 18 gennaio, anno II, n. 7; con la Bilancia del 18 gennaio, n. 79; con la Speranza del 18 gennaio, anno II, n. 9.