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capitolo quinto 275

presso quel grande ideale della indipendenza e unità nazionale al quale lo Sterbini, il Meucci, il Checchetelli e anche l’Orioli andavano inneggiando, di cui Ciceruacchìo favellava, con la maschia parola dialettale, nei popolari ritrovi, e nelle assemblee dei Circoli gli uomini per ingegno e per studi più autorevoli favellavano, e ad esaltazione del quale il Mazzini, da Londra, mandava fuori i suoi scritti, ma che, se non fosse stato scolpito ormai indelebilmente negli animi, non avrebbe, unicamente per le parole e per gli scritti di quei valentuomini, acceso i cuori e trascinate le moltitudini alle prove durissime dei sacrifizi d’ogni maniera che, per amore di quell’ideale, spontaneamente e eroicamente sopportarono.

La storia ci ammaestra che, quando i credenti in qualche nuovo ideale tentano di far proseliti fra le maggioranze, devote ancora agli ordini antichi, avviene quasi sempre che quei •credenti, anziché trovare, come essi sperano, seguaci, trovano la morte. E nella storia moderna di Roma stessa, scrittori papalini e dottrinari avrebbero potuto rinvenirne parecchie prove, se soltanto avessero ricordato la sanguinosa fine di Ugo Basville, nel 1793, e quella del generale Duphot, nel 1797; e soltanto che avessero rammentato in quale modo infelice abortissero i due tentativi di ribellione, avvenuti in Roma nel dicembre del 1830 e nel febbraio del 1831, e come, in quella circostanza, il cardinale Bernetti trovasse improvvisate milizie negli esaltati Trasteverini, che, a quei tempi, erano in maggioranza clericali e gregoriani davvero.

E, se ciò avessero gli storici papalini e dottrinari rammentato, avrebbero compreso come i Romani del 1848 non fossero più i Romani del 1831, e come i sentimenti della maggioranza di essi fossero, nel 1848, completamente tramutati, e, anzi, sol che avessero tenuto presente la storia e gli avvenimenti di quei dieciotto anni, avrebbero anche inteso le ragioni di quel completo mutamento, e non avrebbero riempite le loro storie di bizantine sottigliezze e di inutili postumi rimpianti, per alterare la verità e per seguire gl’impulsi del loro spirito fazioso.

Ma, per tornare alla narrazione degli avvenimenti di quei tempi, ricorderò come l’effervescenza degli animi nel Lombardo-Veneto e specialmente a Milano avesse raggiunto il massimo