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capitolo quinto 273

E cosi doveva essere e cosi fu: «e per tal modo il povero Pio IX senza volerlo, e forse senza nemmeno saperlo, si trovò involto in un imprevisto travolgimento di cose, e mentre era trascinato egli stesso dall’impeto della bufera, i suoi Romani ebbero il talento di farlo credere al mondo volontario e magnanimo moderatore dei destini italiani. Una volta, poi, dato moto all’onda provvidenziale, nessuna forza può farla retrocedere, come nemmeno Dio è padrone di far tornare indietro il tempo» 1.

E, se ho parlato di popolo romano, pensatamente l’ho fatto; perchè, allora, chi dava impulso irresistibile a tutto quel movimento non era lo Sterbini, nè il Canino, nè Ciceruacchio, era il popolo, proprio il popolo, il solo popolo, cioè la grande maggioranza dei pensieri e delle coscienze unito istintivamente» io un solo intendimento, intuitivamente trascinate verso un comune ideale. Che le son tutte fole da contare a voglia le sofistiche analisi, che sulle parole e sui fatti di quei giorni, con postumi contorcimenti del vero, van facendo gli sfegatati papalini, come il Balan e lo Spada, il Cantù e il Lubienscki, o i moderati dottrinari, quali il Farini, il Balbo e il Minghetti, con l’intendimento di dare ad intendere a sè e agli altri che quel sommovimento - logica e necessaria conseguenza di tante e legittime premesse - fosse l’effetto delle istigazioni, delle trame messe in opera dai settari, dai rivoluzionari, dai mazziniani; nè lo Sterbini, nè il Masi, nè Ciceruacchio, nè il Mazzini avrebbero potuto esercitare quella influenza, nè trarsi dietro le moltitudini se non avessero trovato già profondati e maturi nelle coscienze e negl’intelletti delle moltitudini quei sentimenti e quei pensieri, che erano anche i loro.

Gli stessi Circoli romano e popolare, quantunque fossero, complessivamente, composti di oltre settecento soci, il fior fiore del patriziato, dei censiti, degli scienziati, il fior fiore della cittadinanza, non avrebbero potuto esercitare quell’ascendente che esercitarono, se non avessero trovato in tutti i substrati sociali quella preparazione, quelle disposizioni, quella rispondenza che trovarono nell’affermazione e nella esplicazione dei loro

  1. A. Brofferio, La politica di Vincenzo Gioberti, considerazioni storico-critiche, Torino, Federico G. Crivollari e Comp., 1849, pag. 7. Cf. T. Flathe, op. cit., llb. II, cap. II, § 4.