Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/277

270 ciceruacchio e don pirlone

rivante dai diversi ed opposti punti da cui si vedeva e si giudicava la situazione, lo storico La Farina quando, parlando della occupazione di Ferrara per opera degli Austriaci, nota che «i famigliari del Pontefice affermavano avere egli detto: Il popolo mi ama e marcierà con me contro i barbari. Le quali parole - osserva l’acutissimo e illustre storico siciliano - se furono vere, provano come Pio IX vivesse in un grandissimo errore; imperocchè il popolo non l’avrebbe seguito contro i barbari perchè lo amava; ma l’amava perchè credea che egli contro i barbari l’avrebbe guidato; il che è cosa ben diversa e nel principio e nelle conseguenze»1.

E tutto il nodo della contraddizione stava perciò in questo fatto: che il popolo voleva - ed era logico e naturale che volesse - che Pio IX subordinasse i suoi doveri di Pontefice a quelli di principe; e Pio IX, invece, voleva - e doveva di necessità - subordinare gl’interessi de’ suoi sudditi a quelli più complessi della cattolicità.

Dopo aver narrato come Pio IX, in quelle perplessità, avesse un giorno esclamato: «Mi vogliono un Napoleone mentre io non sono che un povero curato di campagna, l’illustre Nicomede Bianchi saviamente osserva che l’illusione degl’Italiani sul conto di Pio IX era stata troppo grande perchè avesse potuto durare»2.

E lo Zeller nota che «spaventato dalle proporzioni che prendeva il movimento che egli non poteva trattenere, scoraggiato per raccordo dell’Austria e della Francia, che volevano mantenuti i trattati del 1815, benchè esse fossero discordi sulle concessioni da fare al partito liberale, più spaventato ancora della parte - di Alessandro III o di Giulio II che gli voleva affibbiare la folla. Pio IX — sul finire del 1847 — cominciava ad essere più disposto a retrocedere che ad avanzare»3.

E, a dimostrare come fosse vera, quanto fosse vera e sentita questa situazione, credo opportuno riferire qui due sonetti di

  1. G. La Farina, op. cit, lib. III, cap. IV, in fine.
  2. N. Bianchi, Carlo Matteucci e l’Italia del suo tempo, Torino, Fratelli Bocca, 1874, cap. IV, pag. 153.
  3. I. Zeller, op. cit., cap. II, pag. 40.