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268 | ciceruacchio e don pirlone |
Più esatto e più nel vero è lo Zeller, quando afferma che il primo dell’anno 1848 «fu l’ultimo giorno d’accordo fra il Papa, in preda all’inquietudine e agli scrupoli, e il popolo malcontento che l’accusava di ricadere nelle mani dei retrogradi e dei birboni»1.
E la verità vera della situazione è nettamente segnata in quelle parole dello Zeller; gli eventi precipitavano: l’esempio di Pio IX aveva spinto sulla via delle riforme Leopoldo II e Carlo Alberto; l’agitazione del popolo romano si era propagata a tutta Italia: fremevano e si agitavano i Lombardo-Veneti, e la dominazione austriaca vacillava; fremevano e si agitavano i popoli meridionali di qua e di là del Faro, e il trono dei Borboni traballava; un alito di vita nuova spirava da un capo all’altro della penisola e rinvigoriva le speranze degl’Italiani; il sogno, che, per tre secoli, avevano carezzato, nel loro sonno e nel loro servaggio, tante generazioni, stava per divenire realtà; la visione patriottica di tanti martiri stava per mutarsi in fatto: il pensiero e il desiderio della guerra contro lo straniero era in tutte le animo, la parola guerra già correva su tutte le bocche. . . . e la contraddizione, nella quale si era spensieratamente — inebriato dai plausi — adagiato Pio IX, precipitosamente si avvicinava a quel terribile cozzo, che doveva esserne l’ultima conseguenza. Per dieciotto mesi, fra tentennamenti ed oscillazioni, le punte acuminate di quella ferrea contraddizione si erano evitate o non si erano incontrate; ma i fatti che si venivano succedendo - e che erano le legittime premesse dei fatti che dovevano inevitabilmente e per logica necessità susseguire - rappresentavano i congegni che, sempre più venivano stringendo quel meccanismo e che frenandone i tentennamenti e le oscillazioni, ne venivano fermando e determinando, con coerente precisione, la vigorosa azione: il cozzo era imminente.
La politica di un passo avanti e un passo indietro, seguita fin qui dal Papa, aveva ormai esauriti tutti i suoi espedienti; le riforme concesse a rilento, a spizzico, a bricciole, non soddisfacendo le smisurate speranze e le grandi aspettazioni, ave-