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il presidente del Consiglio dei ministri e ministro degli esteri, doveva essere un cardinale col titolo di segretario di Stato e doveva avere a sostituto un prelato: e gli altri ministri potevano non essere cardinali; ma intanto che in tal guisa si lasciava sperare che i laici potessero essere chiamati alla direzione della cosa pubblica, effettivamente del nuovo Ministero non entravano a far parte che cardinali e prelati, poiché esso veniva ccstituito cosi:

Presidenza e affari esteri Cardinale Ferretti.
Interno Monsignor Amici.
Istruzione pubblica Cardinale Mezzofanti.
Grazia e giustizia Monsignor Roberti.
Finanze Monsignor Morichini.
Commercio, agricoltura e belle arti Cardinale Rlario-Sforza.
Lavori pubblici Cardinale Massimo.
Armi Monsignor Rusconi.
Polizia Monsignor Savelli.

Due personaggi notevoli erano morti durante l’anno 1847, l’abate Graziosi e l’avvocato Silvani.

Giuseppe Maria Graziosi era nato in Roma nel 1703. Dotto e modesto maestro di teologia, sobrio, temperante, mansueto, vero modello di semplicità e carità evangelica, visse umile e povero nelle meditazioni, negli studi, nelle contemplazioni di un ascetismo quasi medioevale. Ebbe la fortuna di poter noverare fra i suoi discepoli Giovanni Maria Mastai Ferretti e Gioacchino Ventura. Il primo, divenuto Pontefice lo volle suo confessore e consigliere. E considerata la mitezza e generosità dell’animo disinteressatissimo del Graziosi, il popolo romano ebbe profondo il convincimento che le prime riforme di Pio IX fossero in buona parte dovute alla sua influenza. Il secondo, quando il povero canonico della basilica lateranense morì il 22 agosto 1847, ne disse pubblicamente l’elogio notando che «straniero a quello spirito d’insaziabile cupidigia, insopportabile nel secolare, orribile nell’ecclesiastico, che quanto più ha, tanto più brama, per tutte le vie, di avere, lungi dallo attendere, dall’avvilirsi ad ammassare il superfluo, non chiese nemmeno ciò che eragli necessario»; . . . che «degno di ottenere i più pingui benefizi, di