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15 luglio tutta la Romagna, le popolazioni delle Legazioni nuovamente insorgevano, e, dopo tentativi di accomodamento andati a vuoto, le truppe pontificie, guidate dal colonnello Barbieri, forti di 4500 uomini e di 8 cannoni, invadevano le Romagne; e, dopo disfatti gl’insorti presso Cesena, in questa città ed a Forlì commettevano stragi efferate e scellerate rapine1.


  1. A confermare la verità degli eccessi commessi dalle truppe pontificie a Cesena ed a Forlì nel gennaio 1832, eccessi spesso negati da alcuni storici, riporto fra i documenti (Doc. n. 1) la narrazione di un testimone oculare, cioè del marchese Filippo Caucci-Molara, tenente di fanteria delle truppe pontificie, estratto dalle Memorie della sua vita, inedite, pag. 11, 12 e 13. E per queste stragi, oltre quasi tutti gli storici italiani, Gualterio, Farini, Ranalli, Anelli, La Farina, D’Azeglio, Poggi, Belviglieri, Bianchi N., Bertolini, ecc., vedansi Louis Blanc, Histoire de dix ans 1830-1840, Bruxelles, Société typographique belge, 1850, tom. III, chap. IV, p. 145 et suiv.; Garnier-Pagès, op. cit. tom. I, chap. I, § 4; Capefigue, L’Europe depuis l’avénement de Louis-Philippe, Bruxelles, Meline, Caus et C.ie, 1845, tom. IX, chap. 52; Teodoro Flathe, op. cit., lib. II, cap. IV. pag. 391; H. Reuchlin, op. cit., vol. I, cap. VIII, pag. 238; T. H. Dyer, op. cit., vol. IV, lib. VIII, pag. 605; Giorgio Weber, Compendio di Storia universale, Milano, Guigoni, 1835, parte IV, § 565. Il Cantù, nella Storia universale (ediz. citata, vol. VI, lib. XVIII, cap. XXIV) scrive: «Però tenevasi ancora in arme la guardia urbana (in Romagna) per tutela della quiete pubblica; e fu mandata una deputazione di onorevoli cittadini a chieder miglioramenti, cui il paese pareva maturo. Non che ascoltarla, aggravansi le imposte per pagare la guerra e un corpo di Svizzeri; e mentre crescono i lamenti e fioccano le petizioni, Roma fa un prestito, leva corpi di volontari, cerniti come può, e vuol disciogliere la guardia urbana. Ne fremeva dunque il popolo, e le riazioni cominciavano; onde il card. Albani, commissario straordinario, informò i rappresentanti delle Potenze qualmente le truppe papali s’accingeano a disarmare le legazioni. Tutte, eccetto l’Inghilterra, assentono: ma quest’atto non passa senza opposizione interna; avvisaglie in molti luoghi, a Cesena giusta giornata; e l’Austria ne prende motivo di invadere nuovamente il paese», ecc., ecc. E delle stragi di Cesena e di Forlì, mentendo alla verità storica, tace. E di tale menzogna fa, a metà, ammenda nella Storia dei cento anni (ediz. citata, vol. IV, § 70, pag. 59) dove, ripetendo, parola per parola, cioè ricopiando dalla Storia universale - essendo abituale sua industria, per cupidigia di guadagno, pubblicare, sotto diversi titoli, libri contenenti la medesima materia già pubblicata e venduta prima - aggiunge una frase, come il lettore potrà scorgere, dalla quale si può intuire che stragi e rapine poterono esser commesse, perchè nei soldati pontificî si riconosce la capacità a delinquere. Ecco il frammento: «Però tenevasi ancora in arme la guardia urbana per tutela della quiete pubblica; e fu mandata una deputazione di onorevoli cittadini a chiedere i miglioramenti a cui il paese pareva maturo. Non che ascoltarli, si aggravano le imposte per pagare la guerra e un corpo di Svizzeri; e mentre crescono i lamenti e fioccano le petizioni, Roma fa un prestito, vuol disciogliere le guardie urbane, leva corpi di volontari, cerniti come può e che diventano tiranni, ladri e atroci. Ne fremeva adunque il popolo, e le riazioni cominciavano; onde il cardinale Albani, commissario straordinario, informò i rappresentanti delle Potenze, qualmente le truppe papali si accingeano a disarmare le legazioni. Tutte, eccetto l’Inghilterra, assentono: ma quest’atto non passa senza opposizione inferita; avvisaglie in