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capitolo quarto 237

Ma in verità che, pensando come il povero Ciceruacchio, dopo aver tutto sacrificato per mantenersi fedele alla causa della redenzione d’Italia, di cui Pio IX erasi da prima fatto strenuo banditore, per divenirne poi feroce oppugnatore, lasciava gloriosamente la vita sotto il piombo austriaco, mentre Pio IX rientrava trionfante in Roma fra fumanti mine e in mezzo al lutto, al dolore, alle stragi de* suoi sudditi, in verità che io mi sentirei tentato di dire che quel busto e quella statuetta non sarebbero più state bene insieme, in appresso, sopra lo stesso tavolo, fra doppieri, giacché l’uno rappresentasse il sovrano incostante e sleale che si era mutato in carnefice, e l’altra fosse l’immagine del generoso e leale patriota che, per mantener fede alla sua bandiera, era divenuto vittima di quel carnefice.

E la simpatia di lord Minto per Ciceruacchio fu tale e tanta che lo stesso storico Spada, non certo soverchiamente benevolo verso Angelo Brunetti, cosi ne parla:

«E se dicemmo che lord Minto mostrò sempre una costante predilezione per Ciceruacchio, avemmo ben ragione, perchè credendo di ravvisare in esso il degno rappresentante del popolo romano, non solo veniva onorandolo aristocraticamente col discendere fino a lui in benevoli colloqui, ma volle prima di partire per Napoli, lanciare alla sua famiglia una memoria non peritura della sita affezione regalando al suo figlio Lorenzo una copia del libro pubblicato dallo scozzese Macaulay e intitolato: Lays of ancient Rome (Canti dell’antica Roma) ed iscrivere sul margine del medesimo i versi seguenti in lode del padre:

(Presented by lord Minto to Lorenzo Brunetti)
These be but tales of the olden days.
The patriot Bard shall now his lays
Of charming freedom pour;
And Rome’s fair annals bid the fame
Of Ciceruacchio’s humble name
In deathless honor soar.

Minto.


i quali versi, voltati nell’idioma italiano dal marchese Massimo d’Azeglio, dicevano cosi: «Sono soltanto racconti di un’età passata. Ora il poeta patriota può salutare la libertà che ri-