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Conseguenza legittima della violentissima reazione onde furono improntati tutti gli atti del pontificato di Leone XII, che ebbe degno suo proconsole in Romagna il feroce cardinale Rivarola, fu l’esasperazione degli animi anche dei più miti fra i sudditi pontificî, onde i rancori e gli odii accumulati durante i cinque anni, quattro mesi e sedici giorni che egli regnò, prepararono quella rivoluzione, che non ebbe agio di svolgersi nei venti mesi del pontificato del pio, lacrimoso e inetto suo successore immediato Pio VIII, ma che irruppe sotto Gregorio XVI, allorchè, nelle giornate di luglio, l’insurrezione parigina, atterrata la dinastia legittima dei Borboni in Francia, le aveva sostituito la monarchia costituzionale degli Orleans.

Dopo un conclave durato cinquanta giorni, il cardinale Mauro Cappellari, dell’ordine dei Camaldolesi, fu eletto pontefice della chiesa di Roma con 32 voti su 45 votanti il 2 febbraio 1831. Egli ascendeva sulla cattedra di Pietro, mentre ancora trepidavano gli animi degli eminentissimi, raccolti in conclave, per la congiura liberale romana scoperta il 10 dicembre, mentre ancora durava nelle orecchie di lui e dei cardinali che lo avevano eletto l’eco della bomba sparata a piazza del Quirinale, ove era riunito il collegio cardinalizio, la notte del 16 gennaio 1831, e mentre gravi e funeste giungevano in Roma le prime novelle della rivoluzione avvenuta in Romagna il 4 febbraio e, in breve, propagatasi nelle Marche e nell’Umbria.

La storia di quei rivolgimenti è nota: i cittadini componenti il Governo provvisorio della provincia bolognese proclamarono l’8 febbraio, cessato di diritto e di fatto il potere temporale dei papi, decreto che fu solennemente confermato dall’Assemblea dei rappresentanti delle provincie insorte il 25 febbraio; avvegnachè quegli uomini onesti, e forse un po’ troppo ingenui, avessero fede profonda nelle pompose promesse, con arroganza fatte dal nuovo Governo francese, con codardia non mantenute, intorno al rispetto delle nazionalità e al principio di non intervento.

Frattanto il 12 febbraio un tentativo d’insurrezione, tosto soffocato, avveniva in Roma; e, mentre il generale Sercognani muoveva, con una colonna di circa 4000 insorgenti, sul finire dei febbraio, contro la capitale e, con lentezza di marcie e con