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capitolo quarto | 201 |
di vero coraggio, sotto la minaccia del cannone austriaco, anche nella invasa Ferrara.
Il cardinale Ciacchi, legato della provincia ferrarese, protestò energicamente, in nome del Governo romano, contro le prepotenze austriache a Ferrara prima il 6, poi il 13 agosto 1847, intanto che il segretario di Stato cardinale Ferretti scriveva al nunzio pontificio a Vienna una vigorosa lettera di rimostranza da leggersi al principe di Metternich e un’altra, più viva ancora, ne faceva seguire il 21 agosto, nella quale egli respingeva, con molto garbo di forma, la pretesa del principe di far da tutore al Governo pontificio.
«Il signor principe - scriveva il cardinale Ferretti al nunzio a Vienna - riconoscendo il bisogno di riforme amministrative nei domini della Chiesa, si rattrista dei mali che si manifestano tutto giorno net nostri Stati dal confondere l’idea di progresso coll’altra essenzialmente diversa di sconvolgimento, vagheggiata dai clubs e forse non bastantemente contradetta dalla espressione ed azione governativa».
E quindi prende a dimostrare come le riforme largite dal Papa siano opere di progresso e non di sconvolgimento1. Ma sì, a darla ad intendere al principe di Metternich
era lo stesso come dire al muro.
A lui tutte quelle diavolerie della libera stampa, inneggiante alla indipendenza nazionale, delle riforme di carattere costituzionale e dell’armamento di duecentomila militi nello Stato romano, dovevan parere - ed erano - tanti fuscelli negli occhi dell’aquila bicipite; e dal luogo e nel modo onde egli considerava le cose, il principe aveva ragione. E la cancelleria austriaca nelle sue risposte alle note del cardinal Ferretti apertamente palesava i suoi timori, i suoi sospetti e i suoi pensieri. E ciò che è peggio e che non può essere contraddetto - il nunzio Viale Prelà la pensava come la cancelleria austriaca2.
- ↑ L. C. Farini, op. cit., vol. I, lib. II, cap. V.
- ↑ Circa alla politica persistentemente avversatrice delle riforme liberali di Pio IX adoperata dal principe di Metternich e dal fido agente dei suoi torbidi maneggi il maresciallo Radetscky, oltre i già indicati autori, credo opportuno citare anche l’Archivio storico italiano vol. I, pag. 110 e seg.; A. Saffi, op. cit., cap. V, pag. 99; G. Massari, La Vita e il Regno