Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
200 | ciceruacchio e don pirlone |
plausi a quei tempi, rispecchia la mitezza dell’animo e l’ardentissimo amor di patria di quel valoroso scrittore e i sentimenti onde ancora erano animate le moltitudini a Roma, e perciò lo riproduco:
Viva il grande che al nostro coraggio |
Per la sventata congiura di Roma grande letizia in tutta Italia; e in molte città, come per esempio Firenze, Pisa, Siena, San Miniato, Poggibonsi, Pietrasanta, Montevarchi, Chianciano, furono cantati Te Deum e rese grazie al Cielo per la salvezza di Roma, del Pontefice, d’Italia1; per la prepotente occupazione di Ferrara un fermento, una eccitazione, che assumevano le più svariate forme; in Toscana e in Piemonte quella di petizione dei popoli ai principi per ottenerne riforme e la istituzione della guardia civica; in Lombardia e nel Veneto quella di atti baldanzosi e di ostili dimostrazioni contro gli esecrati stranieri; nello Stato romano in aperte manifestazioni avverse all’Austria e in preparativi popolari per la guerra; nel reame napoletano in torbidi nelle Provincie e in cupo sommovimento degli animi nella popolosissima capitale; in Sicilia in un assiduo lavorio preparatorio a proclamare la separazione dell’isola dal reame borbonico. Il 25 luglio, anniversario della morte dei fratelli Bandiera e dei loro compagni, con solenni esequie fu celebrato l’eroismo di quei martiri a Pisa, a Firenze, a Bologna, e, con prova
- ↑ Pallade dell’11 agosto, n. 31.