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plausi a quei tempi, rispecchia la mitezza dell’animo e l’ardentissimo amor di patria di quel valoroso scrittore e i sentimenti onde ancora erano animate le moltitudini a Roma, e perciò lo riproduco:

Viva il grande che al nostro coraggio
La fidanza magnanimo rende:
Questo brando che in pugno ci splende
Fu suo dono, fu pegno d'onor.

Di nostr'are, di nostro retaggio
La difesa a noi tutti si spetta;
Sciagurato chi spera vendetta,
Chi di preda e di sangue ha furor.

Aironore, alla pace devote
Son le spade che un Padre ci diede;
Chi tremante da quelle recede
È ribaldo che patria non ha.

Dio supremo a virtù ci riscote
Ci ridona alla gloria provetta;
Sciagurato chi spera vendetta.
Chi di sangue un pensiero farà.

Per la sventata congiura di Roma grande letizia in tutta Italia; e in molte città, come per esempio Firenze, Pisa, Siena, San Miniato, Poggibonsi, Pietrasanta, Montevarchi, Chianciano, furono cantati Te Deum e rese grazie al Cielo per la salvezza di Roma, del Pontefice, d’Italia1; per la prepotente occupazione di Ferrara un fermento, una eccitazione, che assumevano le più svariate forme; in Toscana e in Piemonte quella di petizione dei popoli ai principi per ottenerne riforme e la istituzione della guardia civica; in Lombardia e nel Veneto quella di atti baldanzosi e di ostili dimostrazioni contro gli esecrati stranieri; nello Stato romano in aperte manifestazioni avverse all’Austria e in preparativi popolari per la guerra; nel reame napoletano in torbidi nelle Provincie e in cupo sommovimento degli animi nella popolosissima capitale; in Sicilia in un assiduo lavorio preparatorio a proclamare la separazione dell’isola dal reame borbonico. Il 25 luglio, anniversario della morte dei fratelli Bandiera e dei loro compagni, con solenni esequie fu celebrato l’eroismo di quei martiri a Pisa, a Firenze, a Bologna, e, con prova

  1. Pallade dell’11 agosto, n. 31.