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fidi, la caccia, e taluno ne arrestò dal 14 al 16 luglio, intanto che i Circoli romano e dei commercianti dichiaratisi in permanenza, chiamavano alle armi i pochi civici già forniti di fucili, e mentre, per iniziativa di Ciceruacchio stesso, dei principi Rospigliosi, Borghese e Corsini, e dei duchi Torlonia, Rignano e Cesarini, si copriva di firme una petizione con cui si chiedeva al Papa l’immediato armamento di tutti i diecimila cittadini ascritti ai quattordici battaglioni civici. Quella petizione fu recata al Papa da una Commissione composta del principe Rospigliosi, del duca Massimo e di Angelo Brunetti. Il Pontefice ordinò al Rospigliosi, che era il generale della civica, che subito si provvedesse all’armamento di essa.

E così, in mezzo alla giusta concitazione degli animi, «il popolo inaugurò il suo regno, perchè caduti essendo in sospetto e impiegati di polizia, e agenti, e carabinieri, cessò del tuth per dice o tre giorni, a funzionare quel dicastero. E regno però del popolo, in tanta esasperazione di ire e di sdegni, rimase incruento, e non si ebbe a deplorare alcuna vita spenta. Ciò a lode eterna della moderazione del popolo romano»1.

In questo frattempo, e proprio il 15 luglio, arrivava a Roma, accolto con straordinario entusiasmo, il nuovo segretario di Stato cardinale Ferretti, il quale si diè dopo qualche giorno a visitare i quartieri della guardia civica, animandone i militi, con parole infiammate di amor di patria, alla conservazione della quiete e dell’ordine e pronunciando le parole, rimaste famose: «Mostriamo all’Europa che noi bastiamo a noi stessi».

Unanimi sono gli storici di questa età nel lodare la guardia civica romana, alla cui fermezza, energia e patriottismo si dovette in gran parte se poterono essere evitati, in questi torbidi, eccessi ed effusione di sangue2.


  1. G. Spada, op. cit., vol. I, cap. XIV. Monsignor Morandi, nuovo governatore di Roma, nel suo editto del 20 luglio, loda altamente il popolo romano o la guardia civica per la loro bella condotta.
  2. Lo Spada, e il La Farina, il Bertolini e il Saffi, il Belviglieri, il D’Azeglio, il Colombo, il De La Forge (Des vicissitudes politiques de l’Italie dans ses rapports avec la France, Paris, Amyot, 1850, vol. II, § 7, pag. 126 e seguenti) e moltissimi altri sono concordi nel lodare la guardia civica romana, specialmente per l’atteggiamento energico e patriottico da essa tenuto in tale occasione.

    Ma anche i giornali del tempo, a cominciare dal Diario di Roma, foglio