Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/197

190 ciceruacchio e don pirlone

rosi nelle città pontificie ad impedire che i partiti venissero a termine di quiete e concordia»1. Dunque pel 15 luglio 1847 il partito reazionario e gregoriano, tutti i vecchi arnesi della sospettosa e feroce polizia pontificia, tutti i più noti e rabbiosi campioni del sanfedismo, l’Aliai, il Freddi, il Minardi, il Nardoni, l’Alpi, il Fontana, i quali dall’aura di liberalismo che spirava dal Quirinale eran minacciati di asfissia, che nelle riforme largite e in quelle promesse vedevan non solo la cessazione definitiva del loro imperio e della loro autorità, ma imminente l’ora in cui avrebber dovuto render conto delle loro passate e iniquissime vessazioni contro i liberali2, pel 15 luglio tutti costoro avevan preparato un movimento contemporaneo, in Roma e nelle Provincie, in senso ostile alla libertà.

In che precisamente consister dovesse questo movimento e fino a qual punto ne fosse stato colorito il disegno e fin dove si potesse o si avesse ad estendere, né allora, né dopo, si seppe mai con precisione. Lo storico Spada volle negare completamente l’esistenza di quella congiura, che egli si affatica a dimostrare immaginata dai liberali più esaltati e dai repubblicani per sospingere innanzi uomini e cose verso la rivoluzione3.

Ma la reale esistenza delle mene reazionarie a quei dì, impugnata da pochi, da ben pochi fra coloro i quali scrissero

  1. N. Bianchi, op. cit., vol. V, cap. I, S 5o, pag. 18.
  2. L. C. Farini, op. cit, vol. I, lib. II, cap. IV.
  3. G. Spada, op. cit., vol. I, cap. XIV. — Non la nega il solo Spada, ma parecchi altri scrittori, alcuni dei quali veramente non potrebbero, con onestà, essere considerati e chiamati storici, quali il Balleydier, il Croce, il De Saint-Albin e il D’Arlincourt, ma o favoleggiatori insensati, o consapevoli calunniatori.
    Quest’ultimo, per esempio (L’Italie rouge, ou Histoire des revolutions de Rome, Naples, etc., par le Vte D'Arlincourt, Paris, Allonard et Kaeppelin, Naples, Gaétan Nobile, 1850) inventa di sana pianta, senza nessuna testimonianza, o documento, una congiura di Carbonari, ordita in Roma nel luglio per la uccisione del colonnello Freddi e dal colpo fallito contro costui fa scaturire la falsa congiura immaginata e fatta creder vera dai settari. È inutile dire che questa invenzione romanzesca - e anche di cattivo genere - non trova alcun riscontro neppure nella storia dello Spada, cosi accurato raccoglitore di documenti e così meticoloso annotatore di qualsiasi nonnulla possa essere ascritto a fallo o a disdoro dei liberali.
    Per far comprendere poi ai lettori quale curioso storico sia cotesto cattolico-legittimista diffamatore visconte D’Arlincourt citerò un solo fra i moltissimi errori onde è zeppo quel suo turpe libercolo: egli non parla affatto della occupazione di Ferrara per parte degli Austriaci! Ab uno disce omnes.