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capitolo terzo 189

favorito della duchessa e primo ministro, e il colonnello Salis imbestialirono, in quei giorni in Parma, dove molti furono i feriti e malconci dagli assalti della gendarmeria a cavallo, fra cui anche vecchi e fanciulli1.

La stessa mano che agitava Parma pareva riconoscere nelle agitazioni lucchesi2, poiché anche a Lucca il 4 luglio i gendarmi ducali insevirono contro il popolo inerme, che, secondo un vecchio costume cittadino, faceva una dimostrazione di beffe ad una vedova sessantenne venuta a seconde nozze con un giovine ventenne; onde sursero fieri tumulti che per più sere si prolungarono.

Contemporaneamente i carabinieri toscani irruppero a Siena contro un manipolo di studenti, che rientrava, cantando, in città, sull’imbrunire, e ne ferirono a morte uno, onde anche quella cittadinanza, altrettanto gentile quanto fiera e dignitosa, insorse a tumulto e il fermento popolare vi regnò parecchi giorni.

Questa concomitanza di atti burbanzosi e di bestiali provocazioni da parte delle tiranniche polizie, unita all’ingrossare delle soldatesche austriache ai confini dello Stato romano, destava sospetti, dubbiezze, ire, disdegno nella popolazione romana, la quale cominciava a notare il piglio, fra schernevole e minaccioso, che venivano assumendo i più conosciuti gregoriani e sanfedisti, rimasti fino a quel momento, queti, mogi e tremebondi.

A ciò si aggiunga che «mentre il Papa procedeva adagio nel riformare per tema di un intervento austriaco, il cancelliere imperiale a perderlo nella pubblica opinione facea correr voce che le corti di Roma e di Vienna stavano accordandosi onde mettere soldati imperiali a presidiar le legazioni. Consapevole che Pio IX aveva la coscienza timorata e facile agli scrupoli, la diplomazia austriaca si fece fin da allora a sussurrargli all’orecchio voci di scisma e di sovrastanti pericoli alla religione. Gli agenti austriaci frattanto lavoravano ope-

  1. Molti fra gli storici che scrivono sugli avvenimenti di quei tempi, Anelli, Bertolini, Belviglieri, Bianchi N., Cattaneo, D’Azeglio, De Boni, Gabussi. La Farina, Montanelli, Pandullo, Ranalli, Reuchlin, Ruth, Saffi, Tivaroni, ecc., narrano i brutti fatti di Parma. Cf. Bilancia del 6 luglio, n. 18; Pallade dell’8 luglio, n. 14, del 13 luglio, n. 16 e del 15 luglio, n. 18 e Contemporaneo del 3 luglio, n. 27, del 10 luglio, n. 28 e del 17 luglio, n. 29.
  2. F. Ranalli, op. cit., lib. II, pag. 117. Cfr. gli storici e i giornali suindicati.