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polari, destò un grande fermento nei più caldi liberali: man mano tale fermento si diffuse nella maggioranza della popolazione, già eccitata da quelle tergiversazioni, da quelle lentezze, da quella avversione alle idee liberali che, da un anno, si manifestava nelle sfere governative e le agitate fantasie credettero che capo delle trame dei gregoriani fosse il cardinale Lambruschini e che egli avesse spinto il Papa ad andare nella chiesa dei gesuiti, e temevano che l’odiato antico ministro di Gregorio XVI potesse essere richiamato alla direzione degli affari pubblici.

Onde concitate orazioni si pronunciavano nei Circoli e fieri propositi si tenevano, qua e là, nei pubblici ritrovi e foglietti stampati alla macchia, venivan diffusi ed affissi, nei quali si attestava sempre dell’affetto, della devozione, della fiducia del popolo in Pio IX, ma in Pio IX solo, e il Pontefice veniva messo sull’avviso perchè diffidasse e si guardasse dai gregoriani e dal Lambruschini, che non era nominato, ma evidentemente designato.

In mezzo a questa agitazione e perturbazione degli animi furono celebrate solenni esequie in onore di O’Connell, nato a Carhen, nella contea di Kerry in Irlanda, nel 1774, tribuno perseverante ed eloquentissimo dei diritti disconosciuti dei cattolici irlandesi, il quale, dopo una tenacissima lotta di molti anni, era, alla perfine, riuscito a far restituire a’ suoi compatrioti i diritti politici. Egli si era mosso dall’Inghilterra per venire a Roma ad ossequiare Pio IX, tirato dalla fama del novello Pontefice: e niuno certamente potevagli recare miglior conforto nella impresa che sembrava avere assunto, di pacificare la libertà con la religione. Imperciocchè con la sua vita e coi suoi trionfi egli mostravagli, in modo incontrovertibile, aver più lui in pochi anni operato a pro della religione col mezzo della libertà, di quanto non avessero fatto per oltre due secoli in tutti i paesi e principi e chierici con l’inquisizione e con la spada1.

Ma, giunto a Genova, O’Connell ammalò, e il 15 maggio morì all’hotel Feder, ove aveva preso stanza, in età di 73 anni, senza

  1. F. A. Gualterio, op. cit., vol. VI, cap. XXI.