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Notevoli sono le osservazioni del Farini, uomo insigne per ingegno, per scienza, per patriottismo, da seguace della Giovine Italia, mutatosi in dottrinario fervente del moderatismo, li quale sagacemente scrive: le Commissioni eternvano i lavori: duravano le innormalità dello stato antico: le quistioni di forma preoccupavano le menti: poco si pensava alla sostanza: i desiderii liberali venivano acuiti ogni giorno più cogli stimoli della stampa e delle adunanze popolari: il vecchio Governo, virtualmente condannato dal nuovo, era scaduto senza che il nuovo facesse fondamento in base propria: questo viveva delle prestanze che l’opinione liberale gli faceva: razione governativa era perciò incerta, molle; e l’azione popolare era gagliarda1. E gagliarda doveva razionalmente essere, e perchè era l’espansione che veniva dopo trentanni di compressione, e perchè molle era l’azione del Governo. D’altronde parole d’oro queste del Farini; ma perché, dopo avere constatata ed affermata l’esistenza delle premesse, perchè ribellarsi, per amore del preconcetto dottrinarismo, alle logiche conseguenze che da quello premesse legittimamente discendono? Perchè pretendere che, dopo aver seminato i lupini, il fiacco e inetto Governo dell’altalena dovesse raccogliere le fragole? Perchè pretendere che i rivoluzionari dovessero essere curanti degli interessi di un Governo, che non li curava, non li sapeva curare, non li voleva curare i propri interessi? Perchè non trovar logico e ragionevole, che i rivoluzionari approfittassero, come effettivamente approfittavano, degli errori del Governo per far trionfare le loro idee e i loro principi? Perchè pretendere che le moltitudini, assetate di riforme da trent’anni, desiderose della indipendenza della patria dallo straniero, desiderose della unità nazionale, vista l’inerzia, il malvolere e l’ostilità dei governanti, non dovessero essere irrequiete e malcontente, e non dovessero divenire ogni giorno più esigenti, ansiose come esse erano di procedere sulla via che avrebbe dovuto e potuto addurle all’attuazione più sollecita dei loro ideali?

Ma tutte queste inchieste tornano inutili col dottrinario: egli non segue le leggi storiche nei loro logici svolgimenti; esso

  1. L. C. Farini, op. cit., vol. I, lib. II, cap. IV.