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fatti soltanto dallo Spada, fra tanti storici degli avvenimenti del triennio 1846-1849, non ne negherò l’esattezza, perchè a me pure risulta vera da altra ineccepibile fonte.

Ad ogni modo il coro era bello - almeno a me par bello ed era questo:

Scuoti, o Roma, la polvere indegna.
Cingi il capo d’alloro e d’olivo,
Il tuo canto sia canto giulivo
Di tua gloria la luce tornò;

Quel vessillo che Felsina invia
È di pace l’augurio beato,
È il segnale di un patto giurato
Che il fratello al fratello donò.

Qui seguiva la prima volta una strofa che, accompagnata dalle trombe, riappare altre due volte come ritornello, dividendo il coro in tre parti. Eccola:

Delle trombe guerriere lo squillo
Di Quirino la prole destò:
Salutiamo il fraterno vessillo
Che superbo sul Tebro s’alzò.

Seguono la terza e la quarta strofa del coro:

Sotto l’ali dell’aquila altera
Che l’aspetta sul colle Tarpeo,
E vicino di Mario al trofeo
Quel vessillo piegato starà.

Ma nei giorni d’infausto periglio
Contro l'ire di perfido fato,
Quel vessillo fraterno spiegato
La speranza di Roma sarà.

Delle trombo guerriere lo squillo, ecc.

Nelle quali strofe, ali’ infuori di quel perfido, che mi pare un po’ melodrammatico e convenzionale, io non trovo né esagerazione di tinte, né svenevolezze arcadiche, ma robustezza di pensieri e di frasi convenevoli al subietto.

Le ultime due strofe, belle anche esse, eran queste:

Dio possente che muovi la terra
Come foglia rapita dal vento.
Tu spavento, tu fulmine in guerra
De’ tuoi figli la gloria sei tu.

Dio possente il tuo popol difendi
Tu di Pio lo ricopri col manto.
Tu di santo valore l’accendi
Tu ridesta le patrie virtù.

Delle trombe guerriere lo squillo, ecc.