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capitolo terzo 169

dizi e dagli interessi della vecchia Curia, si rispecchia nella coscienza nazionale; onde in molti milioni di Italiani, per zelo di religione, va intiepidendo l’affetto verso la patria, mentre in molti altri milioni l’amor soverchiante della patria affievolisce il sentimento religioso. Ma, chi sa?.. . forse non è lontana la apparizione di un grande pontefice il quale operi l’invocata, attesa, inevitabile riforma della Chiesa e compia una grande evoluzione per cui la Chiesa stessa, rimasta in ostilità con la patria e con la scienza e quasi al retroguardo della civiltà umana, al progresso e alla civiltà si ricongiunga1.

Ma per tornare alla storia della romana rivoluzione, dirò che il 19 aprile, e non il 10, come erroneamente afferma il Pasolini, e neppure il 14, come notano altri storici2, fu diramata la circolare della segreteria di Stato n. 12,148, firmata dal cardinale Gizzi, con la quale si partecipava ai cardinali legati e ai monsignori delegati, governatori delle varie provincie, la deliberazione del Pontefice di istituire una consulta di Stato

  1. Sette anni fa, in un altro mio scritto, espressi un’opinione diversa, perchè mi sembrava la vera. Io pensava, allora, che la Chiesa, rinserrata nella cerchia ferrea dei dogami, non avrebbe più potuto uscirne e che, perciò, sarebbe stata costretta a rimanere immobile e impotente entro quella cerchia, e pensava, quindi, che essa non potrebbe più nè ricongiungersi, nè riconciliarsi con la scienza e con la civiltà. Sette anni di ulteriori studii e, sopra tutto, la lettura di molti libri, che trattano profondamente quest’ardua questione, mi hanno persuaso che la Chiesa può ancora, con una grande riforma di sé stessa, abbandonando completamente ogni ambizione di signoria temporale, può ancora, forse, compiere, con un altro Gregorio VII, una grande evoluzione dell’idea cristiana e rinvigorirsi e ricollegarsi alla civiltà e al progresso umano, da cui oggi appare separata.

    Quando io ho letto i due libri del P. Carlo Maria Curci, La nuova Italia e i vecchi zelanti e Il Vaticano regio e ho pensato che il Curci, il quale, quarantotto anni fa, era il gladiatore scelto dalla Curia romana per scendere nell’arena contro l’atleta Gioberti, ha finito, dopo quarantott’anni, per morire sostenendo le opinioni e i sentimenti del suo antico avversario, mi son convinto che una lenta, poco avvertita, ma profonda, evoluzione sì va compiendo nel seno del sacerdozio e della Chiesa stessa. E leggendo le opere dell’Ellero, del Cadorna, di Raffaele Mariano da un lato, e quelle di due illustri ecclesiastici l’abate Tosti e il cardinale Capecelatro dall’altro, mi son persuaso d’aver, forse, pronunciato giudizio storicamente inesatto sette anni or sono, e oggi credo che alla Chiesa possa applicarsi il motto galileiano: eppur si muove.
  2. Il Pasolini pone la circolare Gizzi sulla consulta di Stato al 10 aprile; le danno la data del 14 il Farini, il La Farina, il Grandoni, il Belviglieri, il Reuchlin e l’Oriani; assegnano invece a quella circolare la vera data che essa ha realmente e deve avere, cioè quella del 19 aprile 1847, il Gualterio, il Ranalli, il Rey, lo Spada, il Saffi e il Silvagni.