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ciceruacchio e don pirlone |
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avverrà. L’ode fu dettata in una notte e pubblicata il giorno
appresso da Pietro Sterbini, e diffusa a migliaia di copie per
Roma, con grande rovello della Curia, dei gregoriani e della
polizia.
Eccola:
Sorgi, ti scuoti, ti agita
Crucciata anima mia,
Sorgi, e del giovin cantico
Ridesta Tarmonia;
In fò,ccia al sol ti suscita
Gonfia di speme e d'ira,
E, dalle più recondite
Potenze, anela e spira
E incitatore indomito
Ne frema intorno il suoni
Sorgi! non più dal tempio
Parla vendetta e orgoglio,
Non più un briaco Flamine
Turpa di Piero il soglio;
Ma vi salì un Magnanimo
Che tutti accoglie in fronte,
Mosè novello, i fulgidi
Raggi del sacro monte,
E dentro al cuor l'angelico
Palpito del perdon.
Salve de' grami italici
Alba di speme, o Pio!
Oh! salve: a farci liberi
Mandato a noi da Dio;
Oh dal tuo labbro mistico
La gran parola tuoni,
E gli avviliti popoli
Risorgeran leoni
A far redenta Italia
Tutta dall'Alpe al mar!
E non temer se apparveti
Il tempio abbandonato,
E qui fra noi del Golgota
Il segno profanato;
Che se quel Dio, che liberei
bandì tutti e uguali.
Più non ci lascia fremere
Preda di rei brutali,
Riconoscente il popolo
Ritornerà all'aitar.
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