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capitolo terzo | 141 |
Gualterio1, il quale osserva che «questa inerzia del Governo e la resistenza del Gizzi generò l’impazienza del popolo, specialmente in Bologna. I più audaci e meno longanimi sprintarono, maissime del rifiuto relativo alla guardia urbana, parendo loro o imperdonabile effetto d’ignoranza, o maligno accorgimento di politica l’abbandonare i cittadini senza difesa alla discrezione dei ladri che infestavano le vie interne e suburbane della città»2. E più rudemente e largamente mostra la severità della censura fratesca, sulla stampa, provando come essa fosse inspirata a sentimenti di tenerezza per l’Austria e di odio alle nazionali aspirazioni, e come quelle strettoie che continuavano a imporsi al pensiero irritassero le popolazioni 3.
Biasima le lentezze nelle riforme e le soverchie Commissioni, e il modo come questo erano composte, il Farini il quale osserva che il «Governo andava molto adagio in questa materia del mutare funzionari, e pareva piuttosto preoccupato della strana idea di contentare tutti di quello che del pensiero di rendere possibili quelle riforme che stava maturando, e di avvalorare la propria autorità per mezzo di uomini a lui devoti, ai popoli accetti»4.
Egli nota, successivamente, e con grande acutezza, le ragioni speciali per cui la sete delle riforme nello Stato romano fosse maggiore che altrove, e reputa che «ogni riforma che si operasse senza avere per base la civile uguaglianza, l’uniformità delle leggi e la instaurazione del laicato nel Governo doveva necessariamente essere reputata insufficiente, e lasciare sussistere le più reali ed antiche cause di malcontento»5.
E più oltre osserva che «era già corso un anno dacchè Pio IX era salito al trono, e il Governo aveva di sé dato nome di novatore ardito, sebbene poco in realtà avesse rinnovati gli istituti, gli ordini, gli uomini. Le finanze, la giustizia, l’istruzione pubblica, la milizia, il commercio, queste principalissime
- ↑ F. A. Gualterio, op. cit., vol. V, cap. V e VI.
- ↑ Lo stesso, ib., ib., cap. IX.
- ↑ Lo stesso, ib., vol. VI, cap. XII E vedi i capitoli XV, XVII e XX.
- ↑ L. C. Farini, op. cit, vol. I, lib. I, cap. II in fine.
- ↑ Lo stesso, ib., ib., ib., cap. III, pag. 179.