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pubblica cosa, e ad attribuire al Collegio cardinalizio, ai gesuiti, ai sanfedisti, ai gregoriani unicamente ciò che si faceva di male, e i tentennamenti, le oscillazioni, gli andirivieni di quella politica fiacca, esitante, che non riusciva a nulla.

Erano ormai trascorsi dieci mesi da che Pio IX era salito al soglio pontificio, e non una delle tante riforme promesse, non una delle moltissime invocate era stata posta in atto.

Non si era fatto altro che nominare Commissioni, nelle quali la politica dell’altalena, che fatalmente, ineluttabilmente si imponeva al Pontefice, come più volte antecedentemente ho dimostrato, costringeva Pio IX a introdurre, insieme agli scarsi uomini del tepido partito liberale del Collegio cardinalizio e della Curia, anche gli avversari, più o meno aperti, di ogni riforma, i quali nella Curia e nel Collegio cardinalizio erano numerosissimi. Quindi il lavoro di quelle Commissioni procedeva come la tela di Penelope. Ad ogni pie* sospinto un inciampo, ad ogni voltar di foglio un ostacolo; onde il mal volere dei cardinali e dei preti frustrava del pari le buone intenzioni del principe e l’aspettazione dei popoli.

Questa malevoglienza e questa lentezza sono concordemente affermate, riconosciute e lamentate da tutti gli scrittori imparziali, anche i più moderati, anche i più benevoli per Pio IX. Tutti, unanimemente, riconoscono questo male, tutti unanimemente ne attribuiscono l’origine all’opposizione sorda e pertinace dei gesuiti e dei sanfedisti, se non che, dopo essere stati concordi nell’ammettere questo fatto e nel riconoscerlo come una delle cause principali dei grossi avvenimenti che susseguirono, non si trovano più concordi quando si incontrano di quella causa innanzi alla legittima conseguenza. Allora parecchi di essi sbuffano, si impennano e imbizzarriscono, restii a sottoporsi alla logica della storia, solo perchè quel fatto, che è conseguenza di quella premessa, non risponde ai loro desideri, alle loro speranze, alle loro previsioni; simili a quell’agricoltore che, dopo aver seminato lupini, pretendesse raccogliere fragole, e si impennasse e sbuffasse trovandosi innanzi un cesto di lupini.

Delle resistenze, delle opposizioni e delle conseguenti lentezze e delle conseguenti impazienze e dei conseguenti malumori delle popolazioni, diffusamente, e in più luoghi, parla il