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dei mali da cui furono colpiti molti suoi sudditi e li volle, per quanto era da lui, alleviati; onde la sera di santo Stefano, 26 dicembre, una grande folla di popolo mosse da piazza del Popolo con fiaccole e bandiere, e si recò al Quirinale per porgere al Papa, di cui all’indomani, giorno consacrato a san Giovanni, ricorreva l’onomastico, gli auguri della popolazione che, dopo molti applausi, fu, al solito, da Pio IX arringata affettuosamente. Egli disse che «quei fiori caduchi avrebbero a lui ricordato la fragilità delle umane cose e vietato d’inorgoglirsi per i quotidiani trionfi che da loro riceveva; e che l’amore del popolo avrebbegli dato forza e coraggio da vincere tutti gli ostacoli, i quali tuttavia si opponevano alla intiera sita felicità. Vaghe parole - acutamente osserva il Gualterio - le quali attestano insieme e le contrarietà da lui subite, e le benigne intenzioni die aveva nell’animo. Radicavasi sempre più l’opinione che il Pontefice era costretto a lottare, spesso senza pro per colorire i suoi disegni; e quindi l’odiosità ritraendosi dal suo capo seguitava ognor più ad accumularsi su quella dei governanti,

    nieri, che cospirò, fu condannato a morte, soffrì prigione ed esilio, che cosa era? . . . Non un vero liberale, perchè vero liberale era l’altro che era conservatore e non cospirò; il Gonfalonieri dunque? . . .
          E se il Manzoni credeva che libertà fosse il rispetto di tutto ciò, e solamente di ciò che è onesto, e non congiurò, come il Confalonieri, contro gli Austriaci, e quindi rispettava gli Austriaci, ciò vuol dire che reputava il loro dominio onesto. Ed è possibile, ed è poi vero che il glorioso autore dell’inno:

      Soffermati sull'arida sponda
    Volti i guardi al varcato Ticino


    stimasse onesto il dominio austriaco? E allora il Confalonieri, che voleva abbattere questo dominio, non era liberale, perchè liberale era l’altro che non voleva abbatterlo; e che cosa era allora il Gonfalonieri nel pensiero del Cantù?... Ma ... par chiaro ed irrefutabile ... un malfattore.
          Ora, con siffatta sentenza, contraria alla verità storica, il Cantù compie una duplice mala azione, vituperando il Confalonieri e falsando la fisonomia del Manzoni e ingiuriandone, arbitrariamente, la memoria.
          Ecco a quali, non so se più insensati o più iniqui, giudizi può essere tratto dalla passione di parte im uomo quale è il Cantù, per potenza di ingegno, per ampiezza di studi e per l’audacissimo concepimento di scrivere da solo una Storia universale, veramente ammirevole; sebbene e l’aver voluto affrettatamente scrivere troppo e l’aver voluto, per cupidigia di guadagno, rivendere, sotto nuovi titoli, sempre la medesima merce, e il non avere evitato un numero grandissimo di errori di fatti e di date, e l’avere pronunciato quasi sempre giudizi subiettivi, passionati, contrari al vero, e, spessissimo, contraddittori e in opposizione fra di loro, di molto diminuiscano i suoi meriti e offuschino la sua fama.