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Il quale accennandogli perchè si sollevi, dichiara abbastanza il grande principio sociale, che al trono di un principe giusto e saggio va Id ragione del suddito sceora d’ogni fallace distinzione di ceto. Orbene da questo soggetto sterile quanto alVarte, muove limpida per ingegno deW artefice una consolazione alla umanità» 1.

Ai bassorilievi dei fornici minori e sui pennacchi del fornice medio e dei minori diedero opera Ferdinando Battelli fiorentino, pensionato dell’Accademia fiorentina, Giuseppe Poli veneziano, pensionato dell’Accademia di Venezia, Fabio Provinciali romano, Antonio Bisetti piemontese, Giuseppe Nuoci e Scipione Ugo romani. Agli stemmi, ai festoni, agli emblemi sacri lavorarono a gara Eusebio Kelli di Carrara, Giuseppe Palombini, Bernardino Galluppi e Giovanni Testa romani 2.

Sull’arco trionfale leggevasi:

onore, gloria
a
PIO IX
cui bastò un giorno
per consolare i sudditi
meravigliare il mondo.

Lungo la via percorsa dal Pontefice dal Quirinale a piazza del Popolo, si leggevano altre epigrafi, tutte inspirate al più grande entusiasmo; tutte le finestre erano coperte di arazzi, di parati, di fiori, di bandiere; cinquantamila persone erano accorse dalla provincia a rendere più calda e affettuosa la festa.

La quale, tanto nell’andata quanto nel ritorno, riusci per Pio IX un vero trionfo, fra le acclamazioni frenetiche incessanti di duecentomila cittadini, esaltati fino al delirio.

Il Papa al ritorno benedisse dalla loggia del Quirinale la folla, festante, che lo aveva accompagnato e che gremiva la vastissima piazza.

La sera una splendida universale illuminazione per tutta la città: a piazza del Popolo furono cantati due cori, uno, breve, parole di Cesare Bordiga, musica del maestro Mancada, l’altro, più

  1. O. Gigli, opusc. cit., pag. 14.
  2. Ragguaglio storico al volumetto V, pag. 15 e seguenti.