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Roma a studiare legge: ma egli, innamorato degli studi storici, artistici e letterari, in questi si infervorò e persevero, onde venne presto in fama, fra tutti coloro che lo conoscevano, dì elegante ed efficace scrittore di prose e di poesie. Era di animo dolce e mite, e costumato uomo e dabbene e virtuosissimo. Non so con certezza se egli fosse aggregato, a qualche sètta prima della elezione di Pio IX. Certo è che di vivo amore per l’Italia è per la sua redenzione aveva l’animo acceso, e che, poco a poco, dalla inesorabile marea degli avvenimenti fu tratto, entusiasta come era, a sostenere e difendere la repubblica. Mentre inneggiava a Pio IX, entrò nel giornalismo, e, insieme col Ghecchetelli e con il Teodorani, fu uno dei più ferventi e assidui collaboratori della Pallade e, negli ultimi mesi di esistenza di quel giornale ne fu anche direttore; esulò poi all’entrar dei Francesi e tenne altissimo nell’esilio l’onore del nome romano.

Pietro Sterbini, nato in Vico del Lazio, nel circondario di Frosinone, nel 1798, fu da natura dotato d’ingegno vivo ed acuto, di fervida fantasia, di animo torbido, irrequieto, ambizioso, forse generoso, di indole impressionevole e mutabile, non nei convincimenti, in cui fu saldo, ma negli avvenimenti quotidiani, e nel cercare e cogliere le opportunità per conseguire i fini che si era proposto. Avviato agli studi, vi si fece presto segnalare, e, compito il corso di medicina nella romana università, si die ad esercitare l’arte salutare, frammettendo alle cure mediche, l’assiduità sua alle cospirazioni carbonare e a dettare numerose e pregevoli poesie.

Ricordo ancora un suo canto, intitolato: L’ultimo giorno di Gerusalemme, che io lessi giovinetto e che - dato lo stile retorico e reboante in voga a quei tempi - era bello, robusto, pieno di immagini vigorose e colorite con molta efficacia. Quel canto merita, a giudizio mio, di essere riportato qui per intero, anche perchè i lettori possano formarsi uii’idea dello stile e dell’uomo:

L'ULTIMO GIORNO DI GERUSALEMME

ODE.

   Dell’ultimo sole coi raggi nascenti,
Fra tristi presagi, sui merli cadenti
incerto, sparuto, l’ebreo s’affacciò.