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   Caro al buon Federigro, i dritti vendica
E de' padri e de' figli il dotto Pio
E vuol che renda ognun quel che è di Cesare
A Cesare, ed a Dio ciò che è di Dio.

E nella sesta così oscuramente parla di Pio IV:

   Vedemmo il Quarto - cui la musa additami —
A Massimilian stender la mano,
Librar Tedesca reda e con lui stringere
Del trono e dell'altar il nodo arcano.

E, quindi, degli altri favellando, prosegue:

   Ma quando al soffio di larvata Furia
Sconobbe il servo audace il padron vero.
Quando il pudore e l'onestà disparvero
Mostrossi il Quinto Pio giusto e severo.

   Ahi! che feroce ambizione i popoli
Poi scompose, e turbò cittadi e lande;
Fra sacrileghi lacci avvinto ed esule
Il Sesto Pio mori libero e grande.

   Assai fu che non giacque in ceppi il Settimo
Pio, che de' tempi suoi sfidò l'orgoglio.
Ligia a Cristo dei Re l'alta vittoria
Serbava al mondo il più vetusto soglio.

   Per poco tempo la tiara triplice
Fu dell'Ottavo Pio data ai disegni;
Ma pur bastogli, onde le genti attonite
Vider che la pietate infiora i regni.

   Ordì la sacra lega indistruttibile
Nodo che non può sciorre arte o sospetto;
Cinse il Prence e il colono un ugual vincolo,
Che la fè de' monarchi in pugno ha stretto.

   Sorvenne il Nono Pio, che in faccia ai secoli
Sol coronar potea tante vicende,
Il cor ne aperse; e il saggio, e l'egro e il povero
Del mondo all'eco a lui mercè ne rende.

   Salve, Signor. — Scienze ed arti avanzano,
E tu come il Levita ogni mal curi.
E se l'orgoglio, od il timor ne separa
L'anel del piscator ci fa securi.

E tutte queste belle cose, compreso l’avanzamento delle scienze e delle arti, nel breve spazio di dieci giorni, tanti quanti ne corrono dalla elezione avvenuta il 16 giugno e il canto del Te Deum intonatosi a Vienna il 26 dello stesso mese!