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svolgentisi nei frontoni con archetti trilobati. A questo gruppo appartengono le chiese che la famiglia Donoratico costrusse in Villa di Chiesa, la testata della travata trasversale del Duomo di Cagliari, la chiesa dei Carmelitani di Mogoro e altre minori.

Queste chiese, in cui gli elementi romanici e gotici si fondono mirabilmente, sono l’ultima espressione dell’influenza di quell’arte che dalla Toscana trasse le squisite forme.

La divisione delle nostre chiese in tre gruppi, aventi ciascuno analogie stilistiche, corrisponde, a grandi linee, a criteri cronologici, poichè nel primo sì comprendono le chiese del XI Secolo e della prima metà del XII secolo, nel secondo quelle costrutte posteriormente fino alla seconda metà del XIII secolo, ed infine nel terzo, avente uno spiccato tipo architettonico che differenzia da tutti gli altri e che non ha riscontro neanche nella stessa Toscana, le chiese erette quando la potenza di Pisa tramontava e cioè dagli ultimi del XIII alla prima metà del susseguente secolo.

Non tutte le chiese medievali sarde entrano in questi tre gruppi, e ciò è naturale, giacchè gli aggruppamenti in arte sono sempre a grandi linee e non soggetti a leggi ben definite. Abbiamo infatti in Sardegna chiese che per particolarità stilistiche o per documenti epigrafici ci risultano erette da artefici pisani e che purtuttavia non presentano i requisiti per esser incluse in uno dei tre gruppi. Così nella Chiesa di S. Platano in Villaspeciosa abbiamo strutture derivate da altre tradizioni artistiche insieme a forme schiettamente toscane. Nella Chiesa della Maddalena presso Oristano le forme consuete toscane svolgonsi con eleganti linee nella facciata e nei fianchi, mentre nell’abside quadrata una grande finestra ogivale con traforo e colonnine sembra abbia voluto. fra le vecchie e decadenti linee romaniche, imporre le nuove e slanciate forme gotiche.

Intorno a questi tre nuclei fondamentali si svolsero altre forme architettoniche dovute ad artefici che non derivarono la loro arte e la loro tecnica dai cantieri della Toscana. Così il comacino Anselmo, in S. Pietro di Zuri, scolpisce nella rossa trachite le mostruose decorazioni inspirate, non più al classico acanto, ma alla flora araldica ed alla fauna simbolica dell’ornamentazione lombarda.

Le stesse forme stilistiche svolgonsi nella chiesa di San Pantaleo in Dolianova, che venne costrutta tenendo per modello la Cattedrale di Cagliari, nella quale diverse scuole artistiche lasciarono le loro impronte.

Scevre di ogni influenza toscana sono anche le chiese di S. Pietro di Bosa, di Santa Maria di Tiesi, di Santa Maria di Betleme.


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