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studi giovanili 57

e impacciato, si era svolto con una rapidità meravgliosa, crescendo di giorno in giorno di forza, di agilità, di sicurezza. Ciò che ordinariamente avviene anche negli ingegni più forti, che cioè raggiungano il loro pieno sviluppo nel periodo che corre dalla giovinezza alla virilità, dai venti ai trenta anni, in lui era avvenuto prima che toccasse l’anno ventesimo. Quali passi di gigante dalla Storia dell’Astronomia al Porfirio, da questo al Saggio augii errori popolari, al Giulio Affricano e al Frontone, dal Frontone al Dionigi! Il giovine, che a quindici anni non pare intento ad altro che a imbottirsi di dottrina, a diciannove è già maestro di filologia e di critica, un maestro, che può modestamente fare la lezione al Giordani e al Mai.



Se gli studi d’ erudizione sono stati una specie di palestra di ginnastica intellettuale, dove il giudizio, il raziocinio e l’acume critico si sono esercitati e affermati, anche la fantasia ed il senso estetico, che sonnecchiavano in fondo allo spirito del giovane, si sono in quell’ambiente venuti a poco a poco destando. In quelli stessi anni delle fatiche erudite egli non aveva abbandonati del tutto gli studi propriamente letterarii, se non forse nei due anni 1813 e 1814; ma negli anni dal 1815 al 1817 era venuto componendo scritti originali e traduzioni, con intendimento principalmente, se non esclusivamente, artistico.

La stessa Storia dell’Astronomia ed il Saggio sugli errori popolari non erano lavori di pura erudizione: questo specialmente era anche un lavoro filosofico e letterario. Aveva poi nello stesso anno 1815, a cui appartiene il Saggio, tradotto gl’Idilli di Mosco e la Batracomiomachia; nel 1816 aveva composto l’idillio Le remembranze, la cantica L’appressamento della morte e