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STUDI GIOVANILI. | 51 |
lavorato tutta la vita intorno a Plotino, e ci trovò materia da giovarsene per le aggiunte e correzioni alla sua edizione degli Enneadi.1
Le gravi opere accennate fin qui non davano per allora altro frutto che la lode di qualche parente ed amico; ciò che a Giacomo non poteva bastare. Ma egli aveva gli occhi all’avvenire, a quell’avvenire che la sua certa e tranquilla speranza gli prometteva lietissimo. Verrebbe pure il giorno che, lasciando il piccolo teatro di Recanati per il gran teatro del mondo, raccoglierebbe il prezzo di tante fatiche!
Il padre pensava tutt’altro: l’uomo dee vivere tranquillo nel luogo dove la Provvidenza lo ha fatto nascere: questa era la sua teoria; e non sognava che i suoi figliuoli potessero averne un’altra: se anche gli fosse nato il sospetto che nel suo Giacomo lo studio della geografia avesse fatto germogliare il desiderio di conoscere il mondo, si teneva certo che la educazione e la vita claustrale della famiglia avrebbero fatto sfumare cotesti ed altri sogni di ragazzo.
Se non si potevano divulgare colla stampa i dotti lavori di argomento profano già compiuti da Giacomo, chi sa non fosse possibile trovare presso la Corte di Roma un mecenate a qualche opera d’argomento sacro! Questo pensiero, o venisse in mente a Monaldo, o, come altri suppone, a Giacomo stesso, forse non fu estraneo alla scelta dei due lavori che tennero dietro a quello dei Retori; e sono: 1° i Frammenti di Padri greci del secondo secolo; 2° i Frammenti di antichi scrittori greci di storia ecclesiastica; lavori composti in poco più di otto mesi, tra la fine di novembre del 1814 e i primi di luglio 1815, ch’era appunto il tempo della maggior felicità di Giacomo. Anche questi rimangono inediti nella Biblioteca Na-
- ↑ Per questo e per gli altri lavori filologici del Leopardi, vedi Francesco Moroncini, Studio sul Leopardi filologo; Napoli, Morano, 1891.