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la fanciullezza e l'adolescenza 39

Trahison est particulierement l’objet de la troisieme, et elle est pareillenient le but de ma Tragedie. Si je sois bien, ou mal reussi en ce genre de poesie, ceci est cet, que vous devez juger. Contraire ou favorable que soit le jugement, je serais tousjours Vôtre treshumble fils Jacques.»

Questa dedicatoria non è davvero un pezzo di elegante, anzi nemmeno corretta, prosa francese; ma il prodigioso ragazzo, che già sognava la gloria letteraria, e non aveva allora altro pubblico che la famiglia e i parenti, altro giudice e maestro che il padre, ebbe l’ambizione di mostrare che, mentre provava le sue forze nell’arringo drammatico, poteva anche dar saggio della sua conoscenza di una lingua straniera. La scorretta dedicatoria prova anche che il giovinetto aveva una grande opinione del padre suo.

Egli aveva letto non solamente la tragedia di lui stampata, ma anche le altre due inedite, e da tutte e tre aveva, come ò detto nella dedicatoria, cavato profitto per la sua.

Perchè le tragedie di Monaldo valgano poco, non è da credere che quella del figlio valga drammaticamente molto di più: ma come lavoro di un ragazzo di tredici anni, che si chiama Giacomo Leopardi, è per più ragioni osservabile.

Per dar prova della sua indipendenza di giudizio, Monaldo aveva evitato di scegliere per le sue tragedie argomenti greci e romani; Giacomo forse, per dar prova della sua indipendenza dal giudizio del padre, o piuttosto per l’amor grande che aveva già preso alla storia e alla letteratura di Roma antica, scelse un soggetto romano.

La tragedia, come è stato già notato da altri, non è che un seguito di dialoghi e di monologhi, in istile fra melodrammatico ed oratorio, a proposito della sorte che si preparava a Pompeo, cercante riparo presso il re d’Egitto dopo la disfatta di Farsalia.