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l’Elenco dei libri manoscritti esistenti nella libreria Leopardi (Recanati, 1826); poi il Memoriale di frate Giovanni Niccolò da Camerino francescano, scritto nell’anno 1371 (Ancona, 1828). A questa, ch’è è una contraffazione letteraria, tennero dietro, successivamente, la Serie dei Vescovi di Recanati (Recanati, 1828); le Osservazioni sul progetto di colonizzare l’agro romano (Recanati, 1829); l’Istoria evangelica scritta in latino con le sole parole dei Sacri Evangelisti, spiegata in italiano e dilucidata con annotazioni (Pesaro, 1832); finalmente i famosi Dialoghetti sulle materie correnti nell’anno 1831 (Pesaro, 1831, Modena, 1832), dei quali furono fatte sei edizioni in Italia in soli tre mesi, e varie traduzioni in lingue straniere; libretto di politica reazionaria, che parve eccessivo anche ad alcuni regnanti, e contro il quale si scagliò il Lamennais con un articolo nella Revue des Deux-mondes. Ai Dialoghetti successero nel 1832 le Prediche recitate al popolo liberale da Don Muso Duro, curato nel paese della Verità e nella contrada della Poca Pazienza (Pesaro e Modena); la Vita di Niccolò Bonafede vescovo di Chiusi (Pesaro); Sulle riforme del Governo: Una parola ai sudditi del Papa (Pesaro); il Catechismo filosofico, per uso delle scuole inferiori (Pesaro, poi Imola e Modena, 1833).

Monaldo, non solamente aveva, come appare da qualche titolo delle opere citate, dedicato la sua penna agl'interessi della religione e della Chiesa, dai quali non sapeva disgiungere quelli della monarchia per diritto divino; ma nell’adempimento di questo ufficio portava l’ardore battagliero dell’uomo per cui la lotta è elemento di vita. E poiché a questi cotali combattenti, meglio che l’opuscolo o il libro, pare campo acconcio per la lotta il giornale, egli, dopo avere nel 1832 mandati alcuni articoli al diario clericale di Modena La Voce della Verità, fondò da sè un giornale, di cui fu egli direttore e compi-