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gli ultimi scritti e la morte 467


vicini a morte, edita con le Canzoni ; i Pensieri (centoundici), inediti ; il Martirio dei santi padri, edito dallo Stella ; e i volgarizzamenti in prosa dal greco di Epitteto, di Senofonte, d'Isocrate, e di Giorgio Gemisto Pletone, parte editi, parte inediti. Le cure, anche meticolose, che il Ranieri adoperò perchè l'edizione riuscisse in tutto e per tutto conforme alla volontà dell'autore, non possono lodarsi abbastanza. Ad esse dobbiamo se il Leopardi, poeta, pensatore, artista, fu presentato al pubblico quale egli volle essere conosciuto e giudicato. Ma qui bastava; qui l'opera del Ranieri era finita. Ed egli non aveva diritto d'impedire che altri amici ed ammiratori del Leopardi, i quali non pensavano come lui, facessero quello che a lui non era piaciuto di fare. Il Giordani, appena morto Giacomo, ora andato predicando che si doveva di lui ristampare ogni cosa, anche gli scritti giovanili e imperfetti; e si diede attorno per sollecitare in tutti i modi la pubblicazione di tutte le opere, offrendo la sua cooperazione e i suoi consigli. Scrisse al Ranieri, scrisse al De Sinner, i quali non vollero saperne di lui, considerandolo come un importuno e un intruso. Allora il piacentino, mentre Felice Le Monnier andava stampando i due volumi delle Opere, messosi d'accordo col professore Pietro Pellegrini, e raccolti, coll'aiuto di lui, quanti più scritti potè del Leopardi già editi e rifiutati dall'autore, ne offrì la stampa allo stesso Le Monnier, che fu ben contento di accettarla; e nel medesimo anno 1845 pubblicò un terzo volume delle opere del Leopardi con questo titolo: < Studi filologici, raccolti e ordinati da Pietro Pellegrini e Pietro Giordani. > Il volume era preceduto da una prefazione del Giordani, ed aveva in fine un saggio di lettere del Leopardi ed alcuni brevi scritti del Pellegrini, del Giordani stesso e di Prospero Viani, riguardanti l'autore.