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466 CAPITOLO XXII. spese I Paralipomeni, ed avvisò al modo di trovare in Italia un editore delle altre opere. Tentò a Napoli, ma invano. Egli aveva una gran paura dei preti, e dei fastidi che gli avrebbero dato per quella edizione; e voleva d'altronde pubblicare gli scritti dell'amico suo integralmente, senza togliere o mutare niente. Di ciò s'era fatto come una religione; e da ciò la dif- ficoltà di trovare l'editore. Finalmente nel 1843 potè, per mezzo del Niccolini, mettersi in relazione con Felice Le Monnier, che aveva da poco cominciato a pubblicare in Firenze la sua Biblioteca nazionale; riuscì, dopo lunghe trattative, ad intendersi con lui; e due anni dopo, in due volumi di quella Biblioteca, furono pubblicate le Opere di Giacomo Leopardi, edizione accresciuta, ordinata e corretta secondo l'ultimo intendtmento dell'autore, da Antonio Banieri.* Come compimento di questa edizione, il Ranieri cede al Le Monnier il volumetto dei Baralipomeni stampato a Parigi. I materiali che servirono alla edizione erano quelli stessi che il Leopardi aveva preparati e ordinati, prima per lo Starita, poi per il Baudry. L'edizione comprendeva tutti gli scritti in versi e in prosa, editi ed inediti, approvati dall'autore; cioè, i Catiti pubblicati dallo Starita, e riprodotti dal Piatti nella edizione del 1836, con la giunta di due inediti (Il tra- monto della luna e La Ginestra) ; le Operette morali, secondo l'edizione dello Starita per le primo tredici, e secondo l'edizione del Piatti del 1834 per lo altre otto, colla giunta di tre nuove (il Frammento apo- crifo di Stratone da Lampsaco, il Copernico, dialogo, e il Dialogo di Plotino e di Porfirio)] la Compara- zione delle sentenze di Bruto minore e di Teofrasto
- V«di, p«r 1a «tori» di quoiita odixiono, lo Ncritlo di Fkan»
onoo Paolo Lviso: lAioparil « Ranhri, Htorin di tinn odiziono; Firenze, «annoti i, 18W.