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GLI ULTIMI SCBITTI E LA MORTI-:. 45i> morisse, e perciò mancante delle ultime correzioni. Non si sa con precisione quando l'autore cominciasse a scriverlo; probabilmente a Napoli nell'inverno dal 1834 al 1835. Nel manoscritto, che conservasi fra le carte napoletane, il primo canto è tutto di mano dell'au- tore, e di scrittura accurata, con qualche correzione; j;li altri sette canti sono di mano del Ranieri, dettati a lui dal poeta, il quale li venne componendo a me- moria; e ne dettava le varie parti all'amico a mano a mano che le aveva composte.' Il Leopardi, che nelle liriche a metro libero fece un uso tanto parco, quanto sapiente, della rima, volle col poema dar prova che sapeva padroneggiare anche i metri abbondanti di rime, e scelse per esso l'ottava. La preferì alla sestina, che pure aveva usata egli stesso nella traduzione della Batracomiomachia, e che era stata usata dal Casti in un poema d'indole so- migliante ai Farai ipomeni; la preferì, credo, perchè la solennità della forma e la tenuità della materia nella parte narrativa davano maggior risalto alla sa- tira, e perchè la larghezza del periodo poetico si pre- stava meglio alle digressioni tilosotìche e storiche, che sono parte importantissima del poema. Il quale è una continuazione dell'antico poemetto greco, La hattaijlia dei topi e delle rane; ma, quanto allo scopo, non ha niente di comune con esso. Il poemetto greco è una parodia delle battaglie omeriche àoiVlliade; il poema italiano è una satira di fatti avvenuti e di persone vissute a tempo del poeta. La Batracomiomachia finisce con la disfatta dei topi per mano dei granchi, mandati da Giove a di- fendere le rane, e con la morte del re dei topi, Man- giaprosciutti; i Paralipomeni cominciano con la fuga dei topi che, tornati di gran fretta alle loro case in ' Vedi Giusti, Epistolario, Firenze, Succ. Le Monnier, 1883, voi. II, pag. 174, 175. Vedi anche Xuovi documenti ec. pubblicati da G. Piorgili; Firenze, Succ. Le Monnier, 1892, pag. 208.