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GLI ULTIMI SCRITTI E LA MORTE. 457 In ultimo r esperienza quasi violentemente me le ha persuase: e sono certo che quei lettori che si trove- ranno aver praticato cogli uomini molto e in diversi modi, confesseranno che quello ch'io sono per dire ò vero; tutti gli altri lo terranno per esagerato, tin- che l'esperienza, se mai avranno occasione di vera- mente fare esperienza della società umana, non lo ponga loro dinanzi agli occhi. >' L'autore evidentemente vuole giustificarsi del modo suo pessimistico di considerare gli uomini e la vita. Le sue osservazioni hanno qualche lato vero, cioè sono vere in certi casi particolari e determinati; ma egli quasi sempre dà ad esse un significato generale. L'esperienza ch'egli fece della società nella vita sua hreve, e nella condizione sua d'uomo quasi sem- pre infermo, non poteva essere, e realmente non fu, molto grande; e per quanto la sua viva penetrazione {;li facesse intuire molte verità e lo facesse vedere molto addentro nei misteri del cuore umano, egli, che studiò il cuore umano sopra tutto in sé, non potè acqui- stare degli altri uomini e della società quella piena e sicura conoscenza che si immaginò. I suoi Pensieri sono pieni di sentenze come que- ste; anzi si può dire che queste sentenze ed altre come queste sono la sostanza principale ch'egli viene svolgendo e illustrando coi suoi Fensieri: — Natural- mente V animale odia il suo simile; e l'odio verso i pro- prii simili e maggiore verso i più simili. — L'uomo è sempre tanto malvagio quanto gli bisogna. — Gli uo- mini diventano malvagi coli' uso del mondo. —Il mondo ronde l'uomo misantropo. — Il mondo loda e insegna tutte le virtù fìnte, deprime e perseguita tutte le vere. — L'impostura è l'anima della vita sociale. — Nessuno che possa eleggere, elegge di esser buono: gli sciocchi sono buoni, peì'chè altro non possono. — Il mondo ride '■ Giacomo LcorARDi, Opere, voi. II, pag. 113.