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GLI ULTIMI SCRITTI E LA MOETE. 453 > E perchè no ? gli risposi. Anzi andrò di persona per esso. > Era uno dei più memorabili giorni della morta- lità cholerica : e non mi parve stagione da mandar messi. > Io credo che, a malgrado di tutti i miei sforzi, dovette trasparire dal mio viso una qualche piccola parte del mio fiero turbamento. Perchè, levandosi, egli ne motteggiò e ne sorrise; e, stringendomi la mano, mi ritoccò della lunga vita degli asmatichi. Andai con la carrozza medesima che ci attendeva; affidandolo a' miei, massime alla mia sorella Paolina.... > Trovo ili casa il Mannella, che si veste e viene. Ma tutto era mutato. Avvezzo, per un lungo e penoso abito di mortalissime malattie, a sentir troppo fre- quentemente i messi di morte, il nostro adorato in- fermo non seppe più riconoscere i veri dai falsi. E parte imperturbabile nella sua fede che tutto il male suo fosse nervoso, si confidava ciecamente di poterlo pla- care col cibo. Laonde, a malgrado delle caldissime preghiere dei circostanti, tre volte s'era voluto levare dal ktto, dove l'avevano adagiato così vestito com'era, e tre volte s'era voluto rimettere a mensa per desi- nare. Ma sempre, ai primi sorsi, era stato sforzato, a suo malgrado, di rimanersene, e di riappressarsi al letto: dove, quando io sopraggiunsi col Mannella, lo trovammo né anche a giacere, ma solamente sulla sponda, con alcuni guanciali di traverso che lo so- stenevano. > Si rallegrò del nostro arrivo, ci sorrise; e, ben- ché con voce alquanto più fioca e interrotta dell'usato, disputò dolcemente col Mannella del suo mal di nervi, della certezza di mitigarlo col cibo, della noia del latte d'asina, de' miracoli delle gite e di volere di presente levarsi per andarne in villa. Ma il Mannella, tiratomi destramente da parte, mi ammonì di man- dare incontanente per un prete; che di altro non