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446 CAPITOLO XXII. appare da molti luoghi delle sue lettere, in partico- lare delle lettere al padre. Nell'ultima di queste, che è anche l'ultima del- l'epistolario, scritta il 27 maggio 1837, cioè quattordici giorni avanti che il poeta morisse, ci sono queste pa- role : < Se scamperò dal cholera, e subito che la mia salute lo permetterà, io farò ogni possibile per rive- derla in qualunque stagione; perchè ancor io mi do fretta, persuaso oramai dai fatti di quello che sempre ho preveduto, che il termine prescritto da Dio alla mia vita non sia molto lontano. I miei patimenti fisici giornalieri e incurabili sono arrivati con l'età ad un grado tale, che non possono più crescere; spero che, superata finalmente la piccola resistenza che oppone loro il moribondo mio corpo, mi condurranno all'eterno riposo, che invoco caldamente ogiìi giorno non per eroismo, ma per il rigore delle pene che provo. >' Questa volta il presentimento doveva avverarsi.
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Ciò che nell'agosto del 1836 indusse il Leopardi a tornare nella villetta di Torre del Greco, fu, se- condo il Ilanieri, il primo e lontano annunzio del cholera, che poi scoppiò a Napoli il 18 ottobre. Alla fino dell' inverno il cholera parve cessato, e il poeta nel febbraio del 1H37 fece ritorno in città. Salvo la l)aura del morbo, innestatagli, dice il Ranieri, dal IMaten, che fu ucciso dalla paura stessa in Sirnctis.i aHsai prima che il morbo vi giiingesse, Giacomo aveva goduto fino ai primi di dicembre del 1836 saluto r( - Intivamcnto buona. Ma se quella paura era stata eccessiva, come dice il Ranieri, e come appare da ciò che il Leopardi stesso
Epistolario, vol. III, pag. 50, 51.