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442 CAPITOLO XXI. ma per ciò che intendi, e perchè ciò che intendi ti apre la mente a pensieri nuovi e sublimi e il cuore a sentimenti alti e generosi. E questo efletto che ti fa sempre la poesia leopardiana, te lo fa in parti- colar modo La ginestra^ la quale, gettando un raggio di luce nuova sopra la dolorosa filosofia del recana- tese, ne trae fuori inaspettata una conclusione conso- lante. Per questo rispetto La ginestra può dirsi un correttivo della Palinodm, o meglio il capitolo ultimo, che compie ed esplica tutta la filosofia leopardiana. 11 poeta prende le mosse dal povero fior di gine- stra, che già vide nella deserta campagna romana, e ora rivede nell'arida schiena del Vesuvio; lo rivede e pensa che quei campi sparsi di cenere e coperti di lava furono ville e campi coltivati, furono palazzi e giardini, furono città famose che il vulcano distrusse insieme con gli abitanti. Sentendo quanto altri mai la piccolezza e nullità del genere umano, in confronto alla smisurata po- tenza della natura, il Leopardi s'indigna di quella stolta superbia, per la quale l' uomo si reputa re del- l' universo. La derise più volte nei dialoghi: qui chiama cotesto re dell' universo a vedere quanta cura abbia del genere umano l'amante natura, quale potenza ab- bia il genere umano contro di lei, che con un leggero moto può, quando esso meno se l'aspetta, annullarlo interamente. Dipinte in queste rivo Son deirtiiimna ^(uite Le magnifiche sorli e progressive: dico il filosofo pessimista, rispondendo con l'ironia di questo ultimo verso all'ottimismo filosofico del Mamiani. Nella Palinodia poteva parerò che il poeta, deri- dendo i progrossi della civillA, negasse la civilttl stessa: e chi ricordi che un tempo egli professò la