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LA < PALINODIA > E < LA GINESTRA >. 427 cita dei popoli, non gli entrava nel cervello come la somijtiità del sapere umano stesse nel sapere la poli- tica e la statistica. > Il Giordani, pure professando in molta parte la filosofia del Leopardi, non solo non partecipava que- sto suo disprezzo per gli studi di letteratura civile, dei quali era egli stesso un nobile cultore; ma in or- dine ad essi si trovava pienamente d' accordo col Vieusseux e con gli scrittori della Antologia. La mag- gior parte di questi, oltre il Giordani, erano, come sappiamo, amici del Leopardi, e da lui stimati ; erano anche suoi benefattori, né egli in cuor suo negava loro la sua riconoscenza. Uno dei più autorevoli, e degni di considerazione come uomo e come scrittore, era indub- biamente il Capponi. E a lui appunto, quando gli venne l'idea di contrapporre pubblicamente alle dottrine ci- vili e filantropiche di quella nobile scuola le disperate dottrine del suo pessimismo, rivolse il Leopardi il suo dire, per conferire ad esso maggiore solennità. La Palinodia, per quanto composta a Napoli, si ge- nerò e si maturò nella mente del Leopardi negli anni eh' ei fu a Firenze, frequentatore assiduo del gabinetto Vieusseux. Mentre egli in quelle dotte e famose con- versazioni, seduto in un canto dove la luce non offen- desse i suoi occhi malati ed egli rimanesse quasi na- scosto alla vista altrui, sentiva celebrare le nuove scoperte della fisica e della meccanica, che avrebbero, si diceva, mutato faccia al mondo ; sentiva discutere i postulati delle scienze economiche, i progressi delle industrie e dei commerci, che avrebbero apportato agli uomini tanto benessere ; sentiva ragionare di po- litica, ed affermare che le idee di libertà e d'indipen- denza si sarebbero col tempo fatte strada fra le nazioni, ed avrebbero modificato razionalmente l'ordi- namento degli stati e i loro vicendevoli rapporti, e i rapporti fra i principi e i popoli ; mentre egli sen- tiva questi ed altri simili discorsi, tutto chiuso in sé,