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424 CAPITOLO XXI. durlo al teatro detto allora del Fondo, < dove, scrive il Kanieri, mi par di vederlo ancora appoggiato del gomito destro sul parapetto del palco, farsi il solec- chio pe' lumi che lo ferivano, ed, insieme con Mar- garis, che gli era in piedi alle spalle, godersi amen- due il famoso Socrate Immaginario dell'abate Galiani, musicato da Paisiello e cantato da Lablache, ed il famoso coro veramente aristofaneo : AvSptSv ànavTWv Scoxpccxvjg oo^óxaxoj: del quale i racconti miei e di Margaris lo avevano renduto ghiottissimo. > ' Quando avvenne il trasferimento al quartiere di via Capodimonte, Giacomo trasse una cambiale di co- lonnati 39 sullo zio Carlo Antici, che sperava di ri- fondere con una somma dovutagli da un negoziante, il quale poi gli mancò di parola.* Il negoziante doveva probabilmente essere il libraio Starita, che nell'estate di quell'anno cominciò una edizione delle Opere del Leopardi, della quale pubblicò agli ultimi di settem- bre un primo volume, che conteneva i Canti. A quel primo volume dovevano seguitare in due volumi le Operette morali accresciuto, ed altri tre volumi di coso inedite. Il volume pubblicato aveva di nuovo quattro poesie composte a Napoli, cioò le tre di cui abbiamo parlato nel capitolo precedente, e la Palinodia^ di cui parleremo fra poco. La com posiziono dello nuove poesie e l'aver potuto il Leopardi attendere alla stampa del volumetto sono una conferma delle migliorate condizioni di sua saluto, delle quali scriveva il H ottobre al Do Sinner così: < Io dopo quasi un anno di soggiorno in Napoli, cominciai finalmente a sentire gli effetti benefici di

  • 8ttt« anni di todalUto •e., pag. 40.
  • Vodi Epittólarto, voi. Ili, pag. 16.