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LA « PALINODIA > E < LA GINESTKA >. 423 patriota, e fmissimo cuoco, die assistè il Leopardi insino all'ora suprema.* < La mia Paolina, soggiunge, non senza un po' di enfasi e di esagerazione, il Ranieri, era sì fatta, che dovunque arrivava, recava seco la tranquillità e la gioia; quanta maggiore, almeno, se ne può avere sulla terra da chi sente e pensa. > L'angelica creatura infondeva la vita in tutti noi tre. Su gli occhi di Leopardi vidi apparire un barlume di letizia che non gli avevo mai scorto dal dì che lo ritrovai tanto mesto in Firenze. >* Nella nuova dimora ebbe il Leopardi tutto ciò che di meglio si poteva desiderare al suo misero stato: onde non è meraviglia se in una lettera al De Sinner del 3 ottobre, nominando il Ranieri, aggiunge al nome di lui queste parole: < col quale io vivo, e che solo il fulmine di Giove potrebbe dividere dal mio fianco. >* In quell'aria, forse unica ai suoi malanni, il poeta andava rifacendosi ogni dì più; * aveva dalla Paolina quell'assistenza amorevole e quelle cure pazienti che solo una donna afiettuosa e gentile sa dare a un ma- lato ; aveva nel Ranieri un segretario sempre pronto ai suoi bisogni, che gli scriveva a dettatura, non so- lamente le lettere, ma tutto ciò che gli veniva fatto di comporre; aveva in lui e nella sorella due lettori instancabili e, come il Ranieri dice con falsa mode- stia, tion dispregevoli ; aveva, spessissimo nel dopo pranzo, e quasi sempre la sera, la compagnia dell'ot- timo Margaris, col quale egli e il Ranieri ragiona- vano di letteratura. In questo tempo il Leopardi stava relativamente così bene, che non solo potè uscire la sera per an- dare in conversazione, ma i suoi ospiti poterono con-
- Sette anni di sodalìzio ec, pag. 36.
- Idem, pag. 87, 38, 39.
3 Epistolario, voi. Ili, pag. 20.
- Sette anni di sodalizio ec, pag. 39.