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I DUE SODALI A NAPOLI. 415 i due amici, erano meschini. Quelli del Leopardi li conosciamo. Se il vecchio Ranieri fece, come è natu- rale, un assegno al figliuolo per mantenersi fuori di casa, questo sarà stato certamente maggiore di quello di Giacomo, ma non eccessivamente. Appare del resto da molti indizi che i due sodali, non solo non nuotavano nell'oro, ma si trovavano ta- lora in qualche strettezza. Se il Leopardi ricorse più d'una volta per qualche sussidio straordinario alla fa- miglia, e trasse nel giugno 1835 una cambiale per dodici luigi all'indirizzo del Bunsen, che gli aveva offerto alcuni anni avanti il suo aiuto, ciò dovè av- venire, non per necessità personali di Giacomo, ma per i bisogni del sodalizio. Risulta poi evidente da ciò che abbiam detto fin qui della vita dei due amici a Napoli, che, come erano favole gl'impedimenti allegati dal Leopardi per iscu- sare la sua mancata partenza per Recanati, così c'era poco niente di vero in ciò ch'egli scriveva del suo bisogno di fuggire da quel paese semibarbaro e se- miaffricano. Come si può credere che il soggiorno di Napoli gli fosse veramente odioso proprio nel tempo in cui egli confessava di dovere ad esso un miglio- ramento straordinario nella salute? È anche falso ch'egli a Napoli vivesse in un perfettissimo isolamento da tutti. Per tacer d'altro, frequentava le conversa- zioni di casa Ferrigni, dove convenivano molte per- sone, usciva spesso a passeggiare in compagnia di pa- renti dell'amico suo, ed anche in casa vedeva più gente che forse non desiderasse. È lecito eziandio dubitare che la morte del cardinale Zurla fosse la cagion vera che impedì ai due amici di andare a Roma, e dubitare della realtà e serietà del- l'impresa letteraria stabilita dal Ranieri, che doveva somministrare al Leopardi i mezzi di lasciare Napoli. Alcune di queste favole potevano essere state sug- gerite al Leopardi dal Ranieri stesso ; ma dato pure