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I DUE SODALI A NAPOLI. 413 tratto sopra lo zio Antici un' altra camhialetta per co- lonnati 33, e che poi sarebbe stato costretto a valersi sopra la famiglia di quanto occorreva per il viaggio che stava per intraprendere. Questa volta pareva che la partenza fosse propria- mente stabilita; ma il 21 ottobre Giacomo scrisse al padre, che il suo amico Ranieri, con cui doveva fare il viaggio di Roma, era costretto ad aspettare il ri- torno di Sicilia del cardinale Zurla, senza del quale non avrebbe potuto far ricevere in educazione due sue sorelle che accompagnava per ciò a Roma ; che il car- dinale sarebbe arrivato ai primi di novembre, e allora sarebbero partiti anche loro. Se non che il cardinale ebbe l'infelice idea di morire, e il Ranieri dovè so- spendere la sua partenza. Dando questa notizia al padre il 22 novembre, Giacomo aggiungeva che un altro imbarazzo grave gì' impediva di partire subito, quello della casa, che non aveva potuto subaffittare ; ma che, accomodan- dosi questo affare, come sperava, e risolvendosi il suo amico Ranieri a partire per Roma nel mese entrante, era « risolutissimo di mettersi in viaggio malgrado il freddo; perchè, scriveva, oltre all'impazienza di ri- vederla, non posso più sopportare questo paese se- mibarbaro e semiaffricano, nel quale io vivo in un perfettissimo isolamento da tutti. > Passano il dicembre e il gennaio, e il 3 febbraio 1835 Giacomo riscrive che un freddo intenso e straordina- rio gV impedì, come sperava, di mettersi in via. < Ora, soggiunge, il mio principale pensiero è di disporre le cose in modo eh' io possa sradicarmi di qua al più presto; ed ella viva sicura che, quanto prima mi sarà umanamente possibile, io partirò per Recanati, es- sendo nel fondo dell'anima impazientissimo di rive- derla, oltre il bisogno che ho di fuggire da questi lazzaroni e pulcinelli nobili e plebei, tutti ladri e b. f. degnissimi di Spagnuoli e di forche. >