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I DUE SODALI A NAPOLI. 409 pardi, così impediva che l'altezza della mente di lui fosse compresa dai letterati napoletani del tempo. Ma ciò non impedì ch'egli fosse, sopra tutto per le sue sin- golari condizioni, universalmente rispettato e stimato. Le accennate circostanze e la compagnia dell'amico Kanieri rendevano sufficientemente gradita al Leo- pardi la dimora in Napoli, ma non tanto eh' egli non andasse fantasticando di cercare altrove una residenza più rispondente ai suoi desiderii, dove cioè egli potesse lavorare e guadagnare. Oramai egli era ridotto in condizioni di salute così miserabili, che, anche dopo aver provato qualche benefizio dal clima di Napoli, si permetteva di dire che il nord e il mezzogiorno erano })er io meno indifferenti ai suoi mali; ' e con una singolare contradizione, poiché si sentiva un po' me- glio, e gli pareva di poter ricominciare a lavorare, scriveva il 20 marzo 1834 al De Sinner a Parigi, di- cendogli ch'era desiderosissimo di andare a terminare là i suoi giorni, e domandandogli se credeva possi- bile che una nuova collezione dei classici italiani, da lui diretta e illustrata, potrebbe occuparlo utilmente colà. Se no, s' informasse, e gli proponesse lui qualche altra impresa più propria e più utile. Quando egli avesse spei-anza certa che, giunto a Parigi, avrebbe tosto dove impiegarsi, andrebbe là col suo amico Ra- nieri, che lo aiuterebbe nei lavori. Probabilmente il Ranieri, che scrisse la lettera al De Sinner sotto det- tatura del Leopardi, non aveva molta speranza e nep- pure gran desiderio che il progetto d' andare a Parigi riuscisse. Il De Sinner rispose nel maggio che il solo modo di guadagnare colla letteratura a Parigi era di farsi collaboratore di una Rivista.- Allora il Leo- pardi, deposta per il momento l' idea di andare in Francia, domandò se si potesse collaborare mandando gli articoli da lontano. Epistolario, voi. Ili, pag. 2. ' Idem, pag. 6.