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408 CAPITOLO XX. Degli abitanti il poeta giudicava dai parenti e da- gli amici del Ranieri, che gli erano spesso intorno con mille attenzioni affettuose e gentili. Il Margaris andava quasi ogni giorno a trovare i due sodali e si tratteneva lungamente con loro, fin da quando abita- vano alla Loggia di Berio ; Carlo Troya e l'avv. Fer- rigni divennero subito intimi del Leopardi, mostrarono di apprezzarne altamente l'ingegno, e studiarono ogni modo di rendergli onore e d'essergli utili. Tutti i co- noscenti di casa Ranieri, che sentirono parlare del- l'amico d'Antonio, del suo ingegno straordinario e della sua infelicità, ebbero naturalmente desiderio di conoscerlo. Ma fuori del cerchio delle conoscenze ranieriane, il Leopardi a Napoli era allora poco noto. Tutto ciò che si conosceva di lui erano alcune canzoni ristam- pate da Carlo Mele in una strenna, che pochi erano in grado di apprezzare, e forse di comprendere. An- che quando in seguito cominciò ad essere più cono- sciuto, non si comprese subito da tutti il suo alto valore. — Perchè ? — Se le idee del Leopardi non erano molto all' uni- sono con quelle degli amici suoi di Toscana che con- venivano al gabinetto Vieusseux, tanto meno si accor- davano con quelle dei letterati napoletani, tra i quali, nel tempo ch'egli arrivò a Napoli, prevalevano le dot- trine spiritualistiche avverse a quel materialismo nel quale egli aveva posta oramai la base incrollabile della sua filosofia. Anche a Napoli, corno a Firenze, anzi più che a Firenze, il sentimento cristiano aveva ricominciato, come scrivo lo Zumbini, a informare di 80 tutta la cultura; e coW idealismo filosofico si con- f/iunf/eva un tal quale guelfismo nella storia e nell'arte.^ Tutto ciò, com' era sommamente antipatico al Leo-
- ZaMBVn, Sludi iul Leopardi; Firon^O; Bnrbòrn, IWi, voi. II,
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