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16 | capitolo i. |
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Monaldo era un uomo pieno di contradizioni; le quali si conciliavano nell’animo suo per la gran fede nella Provvidenza. — Tutto ciò che gli avveniva doveva avvenire, perchè così piaceva a Dio.—
S’era, come sappiamo, innamorato da giovinetto della contessina Ondedei; e anche più tardi pensava che sarebbe stato felice sposandola; ma, fatta per timidità la sciocchezza di dire che non la amava, e andata in fumo ogni speranza di nozze, si consolò pensando che ciò era secondo la volontà di Dio. «La Provvidenza non aveva decretata la nostra unione, e ciò fu senza meno per il nostro meglio.»
Sposò poi, contro il volere di sua madre, l’Adelaide Antici ; e quando l’ebbe sposata si accorse che il carattere di lei era perfettamente contrario al suo; ciò che non dovè fargli fiorita di rose la vita matrimoniale. Ebbene, che importa? Così aveva voluto la Provvidenza.
E come egli scrisse in ogni tempo a sua moglie lettere da innamorato (che si conservano inedite in famiglia) così fece dopo ventisei anni di matrimonio un grande elogio di lei nella Autobiografia. «Lo obbligazioni che io le professo, scrive egli, sono innumerabili come ò illimitato l’affetto che sento per lei, e il suo ingresso nella mia famiglia è stato una vera benedizione.» Ma l’elogio finisce così: «Dunque avrò io potuto sottrarmi avventatamente a quella mano che castiga visibilmente tutti quei figli i quali disgustano i proprî genitori, o si nuiritano senza consenso loro? No, no. Io restai inesorabile al pianto che la mia cara madre versò ai miei piedi, e ne sono punito terribilmente. Gli arsenali delle vendette divino sono inesausti, e tremino quei figli che ardiscono di pro-