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I DUE SODALI A NAPOLI. 403 Antonio Ranieri. Se in quel momento il Ranieri gli fosse mancato, non restava all' infelice poeta che tor- nare a morire a Recanati. I bei tempi della libera e gentile Firenze erano passati come un soffio. Dopo la cacciata del Gior- dani, venne quella del Colletta, che fece appena a tempo a morire in Toscana ; poi i Poerio ed altri furono banditi, o fuggirono; finalmente fu soppressa V Antologia. Ciò che restava in Firenze al Leopardi dei così detti amici toscani, erano quei pochi coi quali andava meno d'accordo nelle opinioni, eccettuati il Niccolini e il Vieusseux. Se a ciò si aggiunga che l'idolo suo, la Targioni, era ad un tratto precipitato dal suo piedistallo, ed egli non sentiva più per lei che avversione e disgusto, sarà facile intendere come ora Firenze avesse perdute per il nostro poeta le sue mi- gliori attrattive. Tuttoché nelle lettere del Leopardi al Ranieri posteriori a quella del 29 gennaio 1833 non sia più nominata la Targioni, è naturale che i due amici tornati a rivedersi e stare insieme parlassero, o poco molto, di lei, per quanto il parlarne dovesse riu- scire penoso in special modo al Leopardi. Il Ranieri, che, secondo me, non incoraggiò mai l'amico nel- l'amore per la Targioni, come altri ha creduto, quando vide spenta la tìamma, dovè rallegrarsene ; rallegrar- sene per il poeta, e per la signora. Probabilmente egli strinse allora con essa maggiore intimità. Il Leo- pardi, invece, è probabile che già da qualche tempo non andasse più a farle visita, e che dopo il ritorno in Firenze del Ranieri non la rivedesse affatto. Sappiamo che allora il poeta era appena convale- scente di una fiera ed ostinatissima oftalmia, per la