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I DUE SODALI A NAPOLI. 401 il Leopardi, il Ranieri nel Sodalizio attribuisce tutto il merito a sua sorella Paolina, giovinetta allora di sedici in diciassette anni. Quando ella seppe dal fratello, che aveva lasciato a Firenze un amico ammalato e bisognoso di cure, e che questo amico era il Leopardi, del quale cono- sceva già alcune poesie, gli disse: — Va' a riprenderlo, e menalo qui; ed io ti prometto di fargli da suora di carità. — Ma il vecchio Ranieri avrebbe acconsen- tito a ricevere in casa un estraneo, e per giunta malato ? Antonio si trattenne a Napoli circa cinque mesi, godendosi la compagnia degli amici, dei parenti, e so- pra tutto della sorella Paolina, alla quale si senti da allora legato di un alletto speciale, e dalla quale pro- mise a sé stesso che non si sarebbe più separato; ma durante quel tempo non ebbe cuore di parlare al padre del suo disegno di menare in casa il Leopardi. Lasciò agli altri la cura di parlarne quando egli fosse par- tito, di sistemare i suoi interessi, e di provvedere perchè tornando potesse condurre con sé l'amico. Ri- masto su ciò d'accordo con la sorella e coi parenti, ripartì nell'aprile per Firenze. Arrivato a Roma, ricevè una letterina di due ri- ghe dell'amico, da alcune parole della quale, disgra- ziatamente equivoche, gli parve di capire ch'egli fosse in pericolo di vita. Ne avvisò subito i parenti di Giacomo in Roma; l'Antici ne scrisse a Monaldo; e tutta la famiglia Leopardi a Recanati ne fu sottoso- pra. La Paolina scrisse il 7 aprile una lettera dispe- rata al Vieusseux, supplicandolo di darle subito no- tizie, senza niente nascondere della verità, qualunque fosse. 11 Vieusseux ricevè la lettera il 4 maggio, e rispose il giorno stesso, rassicurandola. < Il nostro carissimo Giacomo, le diceva, gode uno stato di salute tale ch'egli ha potuto ier l'altro sera trattenersi nel mio salone in uno scelto crocchio d'amici fin dopo Chiarini, Leop. 2G