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398 CAPITOLO XIX. eia parte anch'essa del ciclo di poesie riferentisi al- l'amore per la Targioni. Probabilmente fu scritta nel 1832 a Firenze, dopo il canto Amore e morte, col quale ha strettissima parentela. Il Consalvo è, direi quasi, Amore e morte in azione. Consalvo, malato d'amore, a ventidue anni e mezzo è giunto all'ultimo giorno di sua vita. Gli amici lo hanno abbandonato : Elvira, la donna ch'egli ama, ed alla quale non ha mai detto una parola d'amore, è presso di lui condotta da un sentimento di pietà a consolarlo ed assisterlo. Quando Elvira sta per par- tire, Consalvo sente che la morte si avvicina, e fatto ardito dalla morte, prende la donna per mano, la trat- tiene, le dice che quello è il suo ultimo addio, le la- scia intravedere l'amor suo, e le chiede un bacio: pria Di lasciarmi in eterno, Elvira, un bacio Non vorrai tu donarmi? un bacio solo In tutto il viver mio? La donna stette un istante pensierosa, poi appres- sando la bocca al volto del morente, Più baci e più, tutta benigna e in vista D'alta pietji, su le convulse labbra Del trepido, rapito amante impresse. Qui finisce il dramma, e dovrebbe, sembra, finire la poesia; la quale invece seguita per un'altra buona metà. Quel bacio pare che abbia richiamati gli spi- riti vitali del moribondo, il quale fa ora alla donna amata una calda e lirica esposizione dell'amor suo. Por l'effetto drammatico quella esposiziono può parere poco opportuna, ma come poesia ò forse la parte mi- gliore del Canto. La storia dell'amore per la Turgioni fu nel cuore del poeta ben altro e più terribile dramma di quello da lui descritto nel Cànaalvo. Morire nel bacio della