anzi pretendeva che in vista di essi rinunziassero intieramente alla vita nella loro prima gioventù: se
resistevano, se cercavano il contrario, se vi riuscivano in qualche minima parte, n’era indispettita, scemava quanto poteva con le parole e coll’opinion sua
i loro successi (tanto de’ brutti quanto de’ belli, perchè n’ebbe molti); e non lasciava passare, anzi cercava studiosamente l’occasione di rinfacciar loro e
far loro ben conoscere i loro difetti e le conseguenze
che ne dovevano aspettare e persuaderli della loro
inevitabile miseria. Sentiva i cattivi successi de’ suoi
figli in questo o simili particolari con vera consolazione, e si tratteneva di preferenza con loro sopra
ciò che aveva sentito in loro disfavore. Tutto questo
per liberarli dai pericoli dell’anima; e nello stesso
modo si regolava in tutto quello che spetta all’educazione dei figli, al produrli nel mondo, al collocarli, ai mezzi tutti di felicità temporale. Sentiva infinita compassione per li peccatori, ma pochissima per le sventure corporali o temporali, eccetto se la natura
talvolta la vinceva. Le malattie, le morti, le più compassionevoli de’ giovanetti estinti nel fior dell’età, fra le più belle speranze, col maggior danno delle famiglie del pubblico etc. non la toccavano in verun
modo. »1
Letto questo ritratto, si sente il bisogno di supporre che quella madre non sia la madre dello scrittore, o che questi abbia caricato le tinte. La prima supposizione è assurda: la seconda può avere qualche grado di probabilità. Ma anche ammesso un po’ d’csagcrazione in alcuni particolari, la sostanza del ritratto riman vera, ed ò confermata e completata da altro testimonianze. Chi conobbe quella donna, afferma che essa non fece mai una carezza ai figliuoli,
- ↑ Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura di Giacomo Leopardi; Firenze, Le Monnier, 1808, vol. I, pag. 411.